Offuscato dallo scintillio dei riflettori, resi ancor più vivi dal riverbero prodotto sull'asfalto bagnato, Max abbassa il capo, toglie i guanti e sconsolato si avvia verso i box. La scena è tra le più comuni della stagione; a rinnovarsi è la suggestiva location di Marina Bay, accompagnata dalla sagoma di Kimi Raikkonen e dal carbonio lasciato in strada dalla McLaren di Alonso. Poco più avanti, appena qualche centinaia di metri più in là, anche l'altra Rossa alza bandiera bianca, fortemente condizionata dall'accaduto dello start. Il patatrac è completo e la strada è spianata per il 60^ successo in carriera di Lewis Hamilton.

Questo, quanto accaduto al giro uno di una gara a tempo, che Ginetto si è ritrovato nel volante di una Mercedes inadatta a quegli spigoli così aguzzi. Lui, illuminato da luci e flash, al via aveva deciso di percorrere la traiettoria esterna, la più ovvia viste condizioni meteo e gommatura del tracciato. Altri, spinti da un'irrazionalità tanto palese quanto giustificabile, hanno affidato il volante all'irrefrenabile piacere dello stare davanti, buttando alle ortiche un lavoro sino a quel punto certosino. I tre personaggi sono noti, colpevoli tutti dell'incidente che alla curva uno ha messo fuori gioco anche il povero Nando.
Un pasticcio di proporzioni gigantesche che la direzione gara ha giudicato come un normale incidente di corsa. Nessuna sanzione, ne per Seb il buono, ne per Kimi il brutto, ne per Max il cattivo, graziati da un'oggettiva difficoltà nel riscontrare colpe evidenti di un episodio tanto sciagurato.

Soffermarsi, analizzando pixel per pixel quello che è avvenuto nei primi centocinquanta metri di corsa non servirebbe a nulla. In poco più di ventiquattro ore abbiamo scrutato ogni prospettiva e analizzato ogni sfaccettatura, concludendo con l'esprimere la nostra personalissima opinione. In fin dei conti, la straordinarietà dell'evento sta proprio nell'assenza di una verità assoluta, manna dal cielo per i titolari dei celeberrimi 'Bar Sport', quelli che al lunedì mattina pullulano di opinioni contrastanti.
In un lunedì tanto affollato da ricevere cappuccino e cornetto dopo una lunga attesa, esonerato dal gruppo dei pallonari, il sottoscritto decide di sedere con quelli dei motori, stamani più che mai inferociti e casinisti.

Loro inveiscono nei confronti di Verstappen, ma io non mi scompongo più di tanto. Quando giunge il momento invece, parto, annunciando schiettamente il mio pensiero: "Max non ha grosse colpe sull'accaduto" esordisco fiero. Cala uno strano silenzio, seguito da flebili mugugni di disapprovazione. L'aria si fa pesante ma proseguo: "Max Verstappen è un patrimonio della Formula 1 presente e futura. Come fate a non notare in lui un talento intrinseco e sconfinato; una voglia di emergere superiore alla media e ai mezzi tecnici a sua disposizione; una fame di stare davanti che raramente si è vista a quest'età in uno sport così selettivo come la Formula 1?! Certo, quest'anno avrà commesso qualche errore di troppo ma è stato tanto sfortunato quanto sciocco nel forzare la mano per annullare il divario tecnico con Ferrari e Mercedes. Mentre al suo compagno di squadra, pilota veloce e costante, sta bene giungere a podio con regolarità, Max ha fame di successi e solo di successi".

Un uomo sedutosi di fianco a me interrompe il monologo, venendo in contro al ragionamento: "Anche Ayrton e Michael commisero svariati errori nei primi anni della loro carriera. Pensa che in una delle sue frasi più celebri, Ayrton afferma come il secondo è soltanto il primo degli sconfitti. Lui sì che aveva uno spirito vincente e una immensa voglia di oltrepassare i propri limiti. Peccato che tu non abbia avuto la fortuna di vederlo all'opera".
Rincuorato, riprendo analizzando alcuni degli errori oggettivamente riscontrabili nella stagione di Verstappen; qualche istante e vengo nuovamente interrotto per essere riportato sulla stretta attualità: "Sì, dell'accaduto in quel di Singapore penso sia stato uno sciocco incidente di gara. Qualcosa di evitabile se i tre avessero usato maggior parsimonia, e mi riferisco soprattutto a Kimi e Sebastian.
Kimi, gregario di Seb da Melbourne ad oggi, non aveva nessuna necessità di rischiare una manovra così al limite; mentre Sebastian, date le difficoltà di Hamilton su questo tracciato, la pioggia e uno start dalla piazza uno, poteva anche risparmiarsi lo scarto verso sinistra che ha chiuso la porta in faccia ai due"
.

La parola passa ad altri affiliati, ma del ragionamento su Verstappen non resta quasi nulla. Tant'è, decido di abbandonare la conversazione, arretrando tra l'indifferenza generale.
Nel tragitto verso casa ripenso a quanto accaduto a Singapore, alle dichiarazioni piccate di Max: "Non è stato un normale incidente di gara [...] sono contento che anche le due Ferrari non abbiano potuto proseguire la corsa" e alle allusioni neanche troppo velate della Ferrari e dei ferraristi, il cui dito indice s'è posato sul casco Orange di Max.
Dopo Mexico City 2016, gara in cui esplose definitivamente la rivalità tra Vettel e Verstappen, la burrasca non era mai stata così forte e forse mai più lo sarà. Certamente, per analizzare un episodio del genere e le possibili conseguenze nel breve periodo, è necessario memorizzare le diverse personalità oltre che gli obiettivi dei protagonisti in questione.

Max proseguirà per la sua strada, battendo già in Malaysia su quelle che sono le sue peculiari caratteristiche di attaccante sfrontato e disobbediente. D'altronde, questa stagione è scivolata via e la pressione sul numero 33 è pressoché nulla; chissà allora, che proprio come accadde lo scorso anno, non possa essere Verstappen l'arbitro parziale per la corsa al titolo di Campione.
Sebastian invece, gravato da una pressione tripla rispetto a quella del teenager, ora è alle strette. Commettere altre sciocchezze equivarrebbe ad un suicidio. In tal senso, diviene importante anche il contributo di Raikkonen, costretto al riscatto dopo lo spiacevole accaduto di Marina Bay. I 28 punti di ritardo sono molti, e con sei gare ancora a disposizione, diviene necessario sperare che anche ad Hamilton capiti qualche inconveniente in gara.

Arrivato a destinazione, il mio ragionamento a voce bassa viene interrotto: nella foga della discussione, le chiavi di casa erano rimaste sul bancone del Bar. Torno di corsa per recuperarle e il capannello intorno a quel tavolo è ancora lo stesso. Recupero il mazzo, mi avvicino e... la discussione gira intorno a Max Verstappen.
Puoi amarlo o odiarlo, prenderlo o lasciarlo, ma quel che è certo, è che in un modo o nell'altro farà sempre parlare di se, soprattutto nel Bar Sport al lunedì mattina.