Dani Pedrosa sta stupendo tutti in questa stagione. Non tanto per la sua abilità nel portare avanti la sua Honda, con doti e un talento innato che davvero in pochi possono non riscontrare. Ma soprattutto per la serenità e la concentrazione che sta dimostrando in un campionato che lo vede lì, a ridosso delle posizioni per cui ci si gioca il Mondiale. Quinta posizione nella classifica iridata guidata dal compagno di squadra Marc Marquez, ma soli 33 punti di distacco dal leader. Un distacco ancora recuperabile con otto gare da disputare. E Pedrosa, intervistato per l'edizione odierna della Gazzetta dello Sport, svela il suo segreto: "Sono molto più rilassato di un tempo, provo a sfruttare meglio ogni momento, le cose piccole che mi accadono qui nel paddock, il rapporto con i tifosi, la vita quotidiana. Mi diverto di più, questa è la verità. In pista ma anche fuori. Un cambiamento provocato un po' dall'esperienza, un po' dall'età, ma anche dalla voglia di andare più forte. E la gente che mi sta intorno. Ho sempre avuto un coach, o possiamo chiamarlo motivatore, assistente. Sin da piccolo c’è stato qualcuno che aveva l’esperienza di aiutare prima un bambino che imparava e poi un pilota più esperto. A me serve una figura così, ma ovviamente dipende dal pilota. Stoner, per esempio, non ha mai avuto nessuno, non ne aveva bisogno".
Un segreto che risponde al nome di Sete Gibernau, uomo che ha fatto della moto il suo stile di vita per diversi anni, e che ora segue da vicino Pedrosa, Lo stesso Dani, dopo aver ammesso che l'aiuto del suo connazionale sia in pista che fuori è stato finora fondamentale, ha fatto capire che il fatto di essere stati rivali non scalfisce in alcun modo il rapporto tra i due spagnoli: "Non penso che il nostro passato in pista influisca. La MotoGP è cambiata, e cambia, molto velocemente, basti pensare agli ultimi 10-12 anni. Soprattutto se paragonato alla 500 che sembrava molto stabile. Oggi è fondamentale imparare velocemente e poter sfruttare l’esperienza di chi ha guidato molto al limite è molto importante. I momenti degli infortuni sono difficili, ma ancora peggio è quando il problema non è fisico ma una questione di testa. E provare a risolverlo diventa qualcosa non solo mentale, ma anche spirituale, di cuore. È duro, certo, ma allo stesso tempo bello, ti trovi solo davanti a te stesso e vedi cose di te che fino a quel momento non sapevi o che avevi deciso di ignorare".
In ogni caso, Pedrosa fa capire di non sentirsi affatto vecchio. Lui, insieme ad Andrea Dovizioso e Valentino Rossi, capeggia il gruppo dei veterani del lotto dei partecipanti a questo Mondiale MotoGP, ma Dani crede di poter avere ancora margini di miglioramento, anche per via di uno stile di alimentazione cambiato all'improvviso, dopo la scoperta di essere celiaco: "Non mi sento comunque vecchio. La mia carriera è in una fase sicuramente diversa rispetto ad altri, ma ancora oggi penso di poter migliorare. Il momento di fermarti è quando pensi di non avere più nulla da imparare. Ma non è il mio caso. Quello che a me piace è imparare, scoprire e sfruttare l’energia che ho dentro. Uno come me che fa questo sport, ma vale per un manager o qualsiasi altra persona di altissimo livello, deve avere dentro qualcosa di speciale, in testa o nel cuore, per spingersi sempre oltre. A vivere una vita normale sono capaci tutti, per vincere serve qualcosa dentro. E quando vivi certe sensazioni, senti di avere raggiunto un altro livello. La celiachia? Ho cambiato dieta e ha influito tanto. Non stavo bene, l’ho scoperto dopo aver fatto delle analisi".
Pedrosa non può non dire la sua su un Mondiale che lo vede protagonista, anche grazie al recente secondo posto ottenuto in quel di Brno che lo ha fatto leggermente staccare ancor di più da Marquez, ma che lo ha fatto avvicinare un po' a chi sta in mezzo tra sè e il suo compagno di marca, ovvero Viñales, Rossi e Dovizioso: "Il Mondiale di quest'anno è più complicato di altri anni. C’è così tanto equilibrio tra le Case che diventa fondamentale sfruttare ogni opportunità. Lo si è visto spesso questa stagione. Una volta sei lì davanti che lotti per la vittoria, altre fatichi a entrare in Q2. Tutti i miei avversari hanno una qualità speciale, ma è quella che li rende unici. Per Valentino è la capacità di motivarsi, quasi prendendo quella degli altri per farla propria. Si alimenta di questo per arrivare alle gare in piena forza. Per me è impressionante, si capisce che è quello che lo sta facendo ancora correre alla sua età. E correre veloce. Marc è molto “cattivo” agonisticamente, e usa la sua motivazione con il fisico. Se deve cadere 10 volte per fare una cosa… cade 10 volte. Ha fiducia nel proprio corpo, sente di non potersi fare male. E solo io so quanto sarebbe servito a me. Dovizioso è molto rilassato e ha una grande capacità analitica nel prendere i dettagli che fanno la differenza. Maverick lo conosco meno, però la sua qualità sembra essere la forza interiore. Non spreca energie parlando".