In casa Ferrari si prova a guardare il bicchiere mezzo pieno dopo il complicato Gran Premio dell'Azerbaigian. Si sapeva, o si poteva comunque intuire che non sarebbe stato un weekend facile, quello di Baku per le due Rosse, che per la seconda gara consecutiva saltano l'appuntamento con il podio ma hanno sicuramente qualcosa per cui recriminare. Con un minimo comun denominatore che lega Sebastian Vettel e Kimi Raikkonen. Entrambi, infatti, sono giunti a storie a dir poco tese con il tandem di piloti della Mercedes. Nel caso del finlandese si è registrato il contatto con il connazionale Valtteri Bottas, il quale ha prima piantato una frenata in Curva 1 e lo ha poi mandato a muro, un paio di curve più avanti, andando a rovinare di fatto la sua gara senza però subire grosse conseguenze. Anzi l'ex Williams ha tratto giovamento dalle due Safety Car e dalla bandiera rossa per rimontare e chiudere secondo. Ma non è stato di certo questo l'incrocio più pesante, e che ha suscitato le maggiori polemiche, tra una Ferrari e una freccia d'argento.
Ovviamente a far parlare e discutere è stato il braccio di ferro tra Lewis Hamilton e Sebastian Vettel, avvenuto pochi secondi prima della seconda ripartenza alle spalle della Safety Car. Il tedesco non ha affatto gradito la brusca e inaspettata frenata del suo rivale, in gara tanto quanto nel Mondiale, tra l'altro subito dopo aver effettuato Curva 15. Una frenata che non aveva alcun senso e che avrebbe anche potuto essere punita dagli ufficiali di gara, considerando la distanza tra quello che era il leader della gara e la vettura di sicurezza - anch'essa una Mercedes grigia - che con ogni probabilità superava le 20 vetture, ovvero l'unità di misura massima consentita a chi guida una corsa per poter prendere spazio prima della ripartenza. Sulla gravità e soprattutto sull'inutilità della reazione di Vettel, che ha prima affiancato Hamilton e gli ha poi dato una ruotata, c'è davvero poco da discutere. Ma sulla decisione della giuria di punire solo il tedesco ci si potrebbe davvero fare un bel discorsetto.
E qualcosa ha provato a dirla, con il consueto stile ma al tempo stesso senza risparmiare qualche frecciata, anche Maurizio Arrivabene. Il team principal della Ferrari ha dato una sua chiave di lettura su tutti gli episodi che hanno visto Vettel e Raikkonen contro Hamilton e Bottas, guardando come detto il bicchiere mezzo pieno per i due punticini rosicchiati da Seb nei confronti di Lewis: "Visto come è andata a finire - ha esordito Arrivabene nel post-gara di Baku - , Vettel ha chiuso comunque davanti a Hamilton ed è sempre davanti nella classifica piloti; questo è già un buon punto. Sì, è già un buon punto. Però, facciamo l'analisi della gara, non vogliamo recriminare, perché non è nel nostro stile, ma partendo da quello che è successo tra Bottas e Raikkonen, arrivando, poi, all'episodio di Vettel con Hamilton, siamo in Formula 1 o al Colosseo? Se siamo al Colosseo, basta dirlo, basta fare una famosa tecnical directive e tutti ci allineiamo. Detto questo, ci siamo battuti e, purtroppo, i fatti non ci hanno dato ragione. In Austria ci riproveremo più determinati di prima, anche perché parliamo poco, ma lavoriamo molto".
Un Arrivabene che evita di fare delle critiche in maniera diretta nei confronti della direzione gara, ma che al tempo stesso denuncia quasi un eccesso di zelo nei confronti delle Mercedes da parte di chi deve giudicare i contatti e i comportamenti scorretti, o presunti tali: "Criticare troppo può sembrare inelegante, oppure una scusa da parte nostra. Detto ciò, avete decritto voi la situazione esattamente com'è, cioè, nel dubbio non diamo ragione alla Ferrari. L'importante è guardare avanti e fare le cose per bene e una bella dimostrazione c'è stata anche oggi, nel momento in cui i ragazzi si sono gettati sulla macchina di Raikkonen, preparandola in men che non si dica, rimandandola fuori, approfittando della bandiera rossa. Questa è la Ferrari, questa è un squadra che non molla mai e continueremo a non mollare mai, ammesso che si parli di sport".