E’ un Nicholas Tombazis a tutto tondo quello che risulta dall’intervista rilasciata questa mattina; attualmente in un periodo sabbatico dopo la chiusura della Manor, l’ingegnere greco analizza la situazione in griglia di quest’anno, con un inevitabile sguardo al suo passato in Ferrari fatto di luci ed ombre.

Dopo aver debuttato con Ross Brawn alla Benetton ed aver seguito Rory Byrne (con il ruolo di aerodinamico) a Maranello negli anni gloriosi di Schumacher, è stato anche a capo del progetto nel periodo 2009 – 2014. Negli anni 2009 – 2013, ci sono stati un paio di campionati in cui il progetto era valido, tanto da competere per il mondiale fino all’ultima gara, quello messo in campo nel 2014 (il primo dell’era ibrida), invece, era oggettivamente fallimentare rispetto alla concorrenza.

Lungi da me pensare che l’unico responsabile della debacle del 2014 fosse proprio l’ingegnere greco che, comunque, aveva un ruolo di indubbia responsabilità.

Tombazis non può fare a meno di notare gli enormi miglioramenti fatti a Maranello nelle tre aree, quali la meccanica, l’aerodinamica e il motore, pur ammettendo che la Mercedes mantenga ancora 1-2 decimi di vantaggio e che le due vittorie della Ferrari nascano da degli errori di strategia della scuderia di Brackley, non più sicura del dominio tecnico avuto negli anni passati.

Per quanto riguarda la Red Bull, terza forza del campionato, è sicuro che questa avrà ampi margini di miglioramento; questo sarebbe dovuto principalmente all’estrema semplicità con cui è stata pensata la creatura di Adrian Newey. Il ritardo della scuderia di Milton Keynes, secondo Tombazis, pare sia dovuto non solo ad una questione di Power Unit ma anche per una discrepanza tra i dati virtuali e gli stessi ricevuti dalla pista.

Tornando alla Ferrari, valuta positivamente la nuova organizzazione orizzontale a Maranello, in quanto probabilmente questo aiuta la capacità di espressione e fornisce più libertà di movimento ai tecnici. Sottolinea anche come parte del merito sia dovuto alla crescita professionale dei tecnici, in parte già presenti durante il suo periodo in Ferrari, e come sia inutile parlare di “scuole inglesi” o “scuole italiane”, quanto più di persone in grado di lavorare bene insieme, trovando un punto di incontro tra i diversi background tecnici.

Ritiene anche che la promozione di Binotto a nuovo direttore tecnico  sia stata una scelta azzardata ma alla fine corretta, in quanto dotato di capacità organizzativa e che Simone Resta, capo progettista di estrazione meccanica, sia giusto per quel ruolo.

Inevitabile parlare del periodo non vincente della Ferrari, in particolare dal 2009 in poi; il mea culpa della scuderia di Maranello dovrebbe concentrarsi sulla mancanza di visione a lungo termine, per la quale la progettazione della vettura della singola stagione partiva in ritardo, con una galleria del vento non aggiornata, e questo ha comportato dei notevoli distacchi nei confronti di Red Bull prima e Mercedes poi.

Tombazis è altresì convinto che la sua fetta di responsabilità, per la quale fu allontanato al termine del 2014, fosse troppo grande e che magari, a posteriori, con una organizzazione come quella odierna in Ferrari, darebbe meglio il suo contributo.

Premesso quanto detto all’inizio, Tombazis ha dimostrato che nella sua area di competenza è una persona di livello; ha anche dimostrato, visto il progetto flop del 2014, che probabilmente in un periodo in cui la Formula 1 richiede una profonda competenza in ambito motoristico (Tombazis è aerodinamico) forse è stato sbagliato il ruolo che il greco ha avuto nel progetto 2014. Non è che probabilmente, a fianco di più competenze in ambito motoristico e meccanico, possa essere estremamente utile come negli altri periodi vincenti della scuderia di Maranello?