E’ veramente difficile parlare di Felipe Massa, probabilmente il più complicato da valutare degli ultimi anni; dico questo perché credo che tra i piloti in griglia quest’anno, il brasiliano conti un tremendo gap tra i risultati ottenuti e la sua qualità.


E’ strano che Felipe, in quasi 15 anni di Formula 1 di cui 8 in Ferrari da titolare, conti soltanto 11 vittorie e 16 pole position; chi ha seguito questa competizione assiduamente nell'ultima decade, sa benissimo che il pilota paulista non può essere confinato in questi numeri.
Quello che mi rimane, ad oggi di Felipe, è soprattutto il fatto di essere l’uomo squadra per eccellenza, non che questo debba far pensare che Massa sia poco abile alla guida a dispetto di colleghi più blasonati.


Nei miei personalissimi auguri, vorrei ripercorrere quelle che sono state un po' le gare simbolo di Massa, almeno secondo il mio parere.


Comincerei dal GP d’Australia nel 2002, sua gara d’esordio in Formula 1 a bordo della Sauber. Ricordo in quel periodo come si parlò bene di questo ragazzino brasiliano, che nel 2000 aveva vinto il campionato della Formula Renault e nel 2001 quello della Formula 3000, tanto da aver acceso i radar di Peter Sauber, a quel tempo team manager della scuderia elvetica, che decise di sottoporlo a dei test il cui risultato fu convincente. Pur essendoci un enorme divario tra le suddette competizioni e la Formula 1, pronti via si qualifica in 9° posizione, davanti al più esperto compagno Nick Heidfeld al quale rifilò oltre due decimi e mezzo. Peccato per la gara, in cui fu costretto al ritiro alla prima curva a causa di un groviglio di vetture creatosi a seguito dell’incidente tra Ralf Schumacher e Rubens Barrichello.


Come dimenticare la sua prima vittoria in Turchia, nel 2006 anno d’esordio da titolare in Ferrari, che va a completare un ottimo week-end cominciato con la conquista della pole position, davanti al duo Alonso-Schumacher. Ricordo l’emozione sul podio, e la sua dichiarazione simbolica: “stasera non farò la doccia così andrò a dormire con l’odore dello champagne”.


E vogliamo parlare del GP del Brasile del 2007? Epilogo di un mondiale esagerato, in pista e fuori, che ha visto dominare incontrastate le due Ferrari e le Mclaren-Mercedes. E’ difficile capire cosa voglia dire per un pilota brasiliano correre il Gran Premio di casa, forse ancora di più dover cedere (a ragione) la vittoria al compagno di squadra necessaria per la vittoria del campionato, dopo aver dominato per 2/3 di gara. UOMO SQUADRA


2008, anno dolente per i tifosi di Massa e non solo. Un anno, sportivamente parlando, maledetto. Indimenticabile l’erroraccio dei meccanici Ferrari al pit stop a Singapore, che privano il brasiliano di una potenziale e probabile vittoria.

Ancor più dura da digerire, se volete, è sempre il Gran Premio del Brasile. Un anno dopo aver fatto gioco di squadra, su quello stesso circuito è lui in lotta per il mondiale con quel ragazzino di nome Lewis Hamilton. Francamente trovo inutile rivangare quella gara, al quale però è associato un mio ricordo personale. Per me, abitante di Roma, fu la prima gara vista sul maxischermo in piazza, a Maranello. A parte la gara tirata e imprevedibile che solo le gare sotto la pioggia del Brasile riescono a dare; indimenticabile la mia esultanza alla bandiera a scacchi: “SIIIIIIII ABBIAMO VINTOOOOO”. Durò però veramente poco quel momento, giusto il tempo di vedere l’inglese della Mclaren compiere quel dannato sorpasso, all’ultima curva, dell’ultimo giro del mondiale. Lo sconforto prese il sopravvento, mani al volto, il silenzio intorno a me. In un anno in cui la Ferrari riuscì comunque a conquistare il campionato a squadre, ricordo di aver ripetuto questa frase all’infinito: “quest’anno avrebbe meritato più Massa di vincere il campionato piloti che la Ferrari di vincere il campionato costruttori”. L’immagine di quel Gran Premio fu il podio, con Massa visibilmente emozionato e con la mano sul cuore davanti alla torcida brasiliana che lo inneggiava. Ma come dicono gli inglesi, that’s it.


Felipe l’uomo squadra, si dimostra tale anche quando “non costretto” dalla classifica mondiale come nel 2007. Infatti considererei anche il GP di Germania del 2010 ed il GP degli Stati Uniti nel 2012, cui la Ferrari costrinse il brasiliano a favorire il compagno di squadra Alonso. Indimenticabile quel team radio in cui gli si diceva “Fernando is faster than you” in cui di fatto veniva ordinato al brasiliano di far passare lo spagnolo, che poi vinse la gara; su quel podio Massa avrebbe voluto non esserci probabilmente, però nelle dichiarazioni ricordo un profondo senso della squadra, pur non essendone contento (ovviamente aggiungerei).


Ma ancor più clamoroso fu quanto successe negli Stati Uniti lo stesso anno. Siamo in Texas, ad Austin, per la prima volta. Come di consueto accade sui tracciati appena costruiti con asfalto appena depositato, c’è molto sporco sulla pista e nel week-end di gara si era creata una differenza di prestazione importante tra “il binario della traiettoria ottimale” ed il resto del circuito. Tale binario coincideva con una sola “colonna” (quella della posizioni dispari) della griglia di partenza, mentre l’altra risultava essere sullo sporco. I più attenti conosco la regola del parco chiuso (che ho spiegato qui) e la Ferrari senza alcun motivo tolse i sigilli alla vettura di Felipe Massa affinchè gli si attribuisse una penalità (+ 5 posizioni) che consentisse al suo compagno di squadra di partire dal lato “pulito” della pista. L’ingegneria della vergogna per la Ferrari (a mio parere); sta di fatto che Massa ancora una volta ammise che pur non essendo contento, mise al centro il benessere della squadra. Non credo si debba aggiungere altro.


Ma Felipe Massa non è solo Ferrari, pur avendo legato alla scuderia del Cavallino una parte importante del suo percorso in Formula 1. Nel 2014 passa in Williams, che si dimostra molto veloce e con la quale conquista una straordinaria pole position al GP d’Austria nel 2014, togliendosi forse qualche sassolino dalla scarpa.


E poi la sua ultima gara (così almeno sembrava a novembre 2016) in Brasile, dove a seguito di un ritiro in uscita dalla Arquibancadas sede della principale tribuna del circuito, non riuscì a concludere la gara come avrebbe dovuto, almeno così si pensava. Poi però la cosa si fece emozionante davvero; Felipe spense il motore della sua Williams, scese dalla vettura tra il tifo della torcida, che lo sosteneva come sempre. Saltò il guard rail ed un fotografo gli diede la bandiera del brasile, che lui sventolò e portò con sé, a piedi nel rientro ai box, dove trovò ad attenderlo i meccanici delle squadre avversarie, la moglie Anna ed il figlio Felipinho. Poesia.

Ecco, questi pochi ricordi che ho di Massa, da appassionato di Formula 1, mi fanno già dire che quei due numeri all’inizio dell’articolo sono ben poca cosa rispetto a quanto dimostrato. Forse se fosse stato meno uomo squadra avrebbe vinto qualcosa in più? Non lo sapremo mai.

Non resta dunque che fare tanti auguri al pilota brasiliano, per tutto.

Obrigado Felipe