C'era una volta il triple crown, una sfida proibitiva, impegnativa e per grandi piloti. Grandi campioni come Clark, Fangio e Ascari l'hanno tentato e hanno fallito. L'unico a riuscire a conquistare il triple crown è stato Graham Hill. Ma in cosa consiste questo triple crown? Vincere il GP di Monaco, o in alternativa il mondiale di F1, la 24 ore di Le Mans e la 500 miglia di Indianapolis. Nel periodo in cui i grandi tentavano questa impresa vincere la 24 ore o la 500 miglia era considerato quasi alla stregua di vincere il campionato di F1 e queste due competizioni avevano un seguito incredibile. Negli anni '50 e negli anni '60 era normalissimo vedere piloti saltare gran premi per correre una delle altre due gare o riuscire a portare a termine il doppio impegno. Oltre al già citato Hill, storicamente vanno ricordati anche altri grandi come Clark, Fittipaldi e Andretti, trionfatori ad Indy, e Icks, Pironi e Hawthorne, trionfatori a Le Mans. Ascari e Mansell ci hanno provato ad Indy mentre Fangio e Schumacher hanno tentato la fortuna a Le Mans, senza però avere successo.

Negli anni '70 e '80 il numero di piloti che ha provato a vincere Le Mans o Indianapolis è calato ma ci sono state presenze importanti in entrambe le corse. Poi da metà degli anni '90 vedere grandi piloti di F1 partecipare a Le Mans o a Indianapolis è diventato rarissimo ed entrambe le corse hanno perso di appeal specie tra il grande pubblico europeo. Ma se Le Mans si è ripresa molto bene e ha comunque mantenuto un ruolo di prestigio riconosciuto in tutto il mondo del motorsport, la crisi di Indianapolis è stata molto più profonda specie perché il vecchio campionato CART, che ospitava la 500 miglia, si è scisso in Champ Car e Indy Racing League con tutti i piloti migliori che si sono riversati nel primo campionato, mentre la 500 miglia faceva parte del secondo. Così mentre Le Mans aveva fortuna grazie a piloti del calibro di Kristensen prima e di Lotterer poi e grazie a grandi marchi come Audi, Peugeot, Porsche e Toyota, grandi campioni americani come Dixon, Franchitti e Wheldon, anche se forti come molti piloti di F1, non hanno portato la giusta attenzione mediatica sulla 500 miglia, che ben presto in Europa è stata dimenticata da troppi appassionati, nonostante nel 2008 i due campionati si siano riuniti.

Nel nuovo millennio il fenomeno predominante è stato quello di buttarsi su una di queste due corse soltanto alla fine della propria carriera in F1. Genè e Wurz hanno vinto a Le Mans dopo una carriera in F1 non proprio esaltante, mentre Barrichello e Sato hanno tentato di vincere ad Indianapolis ma senza riuscire. Nessun campione del mondo e nessun pilota ancora in F1 in questo periodo ha tentato il triple crown, ad eccezione di Jacques Villeneuve che aveva vinto ad Indianapolis nel 1995 e nel 2007 arrivando secondo a Le Mans ha sfiorato il triple crown. Come già detto Le Mans ha comunque avuto fortuna ed è stata seguitissima in Europa anche senza la presenza di campioni del mondo o piloti in attività di F1. La 500 miglia invece è tornata popolare in Europa solo nel 2014, anno in cui Juan Pablo Montoya, già vincitore nel 2000, è tornato a correre la gara americana dopo 13 anni di assenza, vincendola nel 2015. Sempre nel 2014 inoltre anche il già citato Villeneuve ha ritentato la fortuna ad Indianapolis e la presenza del canadese, unita a quella del colombiano, hanno riportato attenzione sulla corsa americana, che ha ricominciato ad avere fortuna anche in Europa.

Nel 2015 poi per la prima volta da moltissimi anni un pilota di F1, Nico Hulkenberg, ha corso contemporaneamente il mondiale di F1 e la 24 ore di Le Mans, vincendo la corsa francese. Le Mans ha guadagnato ancora di più popolarità e si è finalmente tornato a parlare di triple crown, cosa di cui ha beneficiato anche la 500 miglia di Indianapolis. Nel 2016 però entrambe le gare sono state messe in contemporanea con un gp di F1, segno di una certa resistenza da parte del mondo della massima serie automobilistica verso le altre due gare della tripla corona. Indianapolis in particolare è da anni contemporanea al GP di Monaco e quest'anno la situazione non cambierà, mentre dopo il clamore che ha fatto la 24 ore di Le Mans nel 2016 è molto difficile che in futuro questa gara si disputi contemporaneamente ad un GP di F1. La notizia della partecipazione di Fernando Alonso alla 500 miglia apre però nuovi scenari: lo spagnolo ha detto chiaramente che il suo obiettivo è il triple crown e che nei prossimi anni potrebbe essere una presenza fissa ad Indianapolis e Le Mans. La speranza è che Alonso abbia dato il via ad un ritorno al passato. Button ha detto che vuole tentare la sorte a Le Mans in futuro e così Massa, chissà che non venga anche a loro la voglia di correre anche ad Indianapolis. Montoya e Villeneuve hanno altri cinque anni di carriera per vincere Le Mans, corsa che manca ad entrambi per completare il triple crown e che comunque si può vincere anche non più giovanissimi. Hamilton è un altro pilota che in futuro potrebbe trovare nuovi stimoli con la corsa francese e la corsa americana e chissà che in futuro molti non scelgano di seguire l'esempio di Alonso e di saltare un gran premio, così come avveniva negli anni '60, per partecipare ad un altro evento del triple crown.

Fatto questo excursus storico ora va analizzata la scelta di Alonso e bisogna chiedersi se sia corretta e se il pilota asturiano abbia qualche chance di trionfare ad Indianapolis. Per prima cosa saltare un gran premio, anche se quello favorevole alle caratteristiche della tua vettura ma in cui al massimo Alonso potrebbe arrivare quinto, per tentare di ottenere qualcosa di molto più importante di un semplice piazzamento a punti è una scelta azzeccata. Se Alonso sarà competitivo però sarà solo il tempo a dircelo: lo spagnolo non ha mai corso su un ovale e avrà poco tempo per adattarsi, visto che la corsa è tra poco più di un mese e visto che quasi tutti i piloti con cui si confronterà corrono su ovali da una vita. Alonso però è un gran pilota e, se un Jean Alesi cinquantenne è riuscito a prendere il via ad Indianapolis, sicuramente ci riuscirà anche lo spagnolo. E una volta in gara chiunque ha chance di vincere perchè l'imprevisto e il colpo di scena ad Indianapolis sono sempre in agguato e chi parte ultimo ha le stesse possibilità di chi parte dalla pole di vincere. Inoltre la fortuna è una componente fondamentale di questa corsa e lo spagnolo è in credito con la dea bendata da tempo immemore.

Alonso avrà dei grandi avversari però e non deve assolutamente considerarsi superiore a loro. Piloti come Pagenaud, Bourdais e Power hanno vinto campionati ma non hanno mai vinto questa corsa e correranno con il coltello tra i denti. Dixon, Kanaan e Castroneves hanno già conquistato la 500 miglia e tutti e tre vorranno prevalare di nuovo. Alonso avrà avversari anche tra i suoi compagni di squadra, il campione in carica Alexander Rossi e il vincitore 2014 Hunter-Reay sono tra i papabili per la vittoria. Forse il suo più grande avversario sarà Juan Pablo Montoya, che sta organizzando tutta la sua stagione 2017 in vista di questa gara, e tutti i tifosi sognano uno scontro tra i due come quando erano entrambi in F1. Per quanto riguarda la vettura, Alonso avrà a disposizione un mezzo competitivo: il team Andretti ha fatto doppietta l'anno scorso e anche quest'anno, guasti a parte, la macchina sembra competitiva. Considerato che ad Indianapolis poi il team di Andretti si esalta sempre e che il motore Honda quest'anno sembra il migliore in Indycar, Alonso potrà seriamente vincere anche se non sarà facile per tutti i motivi già citati.

Senza contare che lo spagnolo dovrà confrontarsi anche con “la maledizione di Andretti”. Il grande Mario Andretti, campione del mondo di F1 1978, ha vinto titoli su titoli in America e ha dominato varie volte la 500 miglia ma tra problemi tecnici e colpi di sfortuna l'ha vinta una sola volta. Peggio è andata al figlio Micheal e al nipote Marco: nessuno dei due è mai riuscito a vincere nonostante entrambi ne abbiano avuto varie volte l'occasione. Micheal un anno fu in testa per oltre 180 giri su 200 ma dovette abbandonare per problemi tecnici quando aveva la gara in mano. Nel 2006 addirittura i due si trovarono primo e secondo a tre giri dalla fine ma alla fine vinse Sam Hornish jr, passando Marco Andretti a pochi metri dal traguardo durante l'ultimo giro. Questa maledizione sembra aver colpito anche il team Andretti, che negli anni ha raccolto molto di meno di quanto avesse seminato e ha vinto molto meno rispetto agli altri due grandi team americani, Penske e Ganassi. Insomma Alonso andrà ad Indianapolis per vincere e può riuscirci ma per lui non sarà per niente facile: se vuole trionfare lo spagnolo deve correre da guerriero, quale lui è, e lottare con il coltello tra i denti, ma senza fare errori, per 200 giri per regalare ai suoi tifosi quella che sarebbe una grande impresa.