"Non ho mai visto i buoi andare dietro al carro", una frase emblematica di Enzo Ferrari, in cui si denota tutta la sua avversità nei confronti delle auto con motore posteriore, sia in pista che su strada.
Questa sarà una delle rare volte in cui la storia, però, non darà ragione al Drake. È il Gp di Montecarlo del 1957 ed in pista scendeva la prima vettura a motore posteriore, una F2 che grazie ai regolamenti dell’epoca poteva correre con le più competitive F1. La svolta era arrivata. Poco meno di un anno dopo, dall’ unione del genio di Cooper con il talento di Jack Brabham nascerà la vettura che cambierà la F1: la Cooper-Climax T43.
Il motore, posizionato alle spalle del pilota, richiedeva un albero di trasmissione più corto e ciò consentiva di creare una vettura di dimensioni più contenute e dunque più leggera. A questo si aggiunsero i cambiamenti regolamentari che obbligavano i team ad usare carburante Avio, in modo da ridurre i consumi della metà e favorire l’alleggerimento delle macchine. Molti team non si adattarono e così, tra i tanti piloti, rimase appiedato anche Stirling Moss. Liberatosi dagli impegni con la Wanwall, il britannico decise di scrivere la storia della F1 e così portò alla vittoria la nuova 43T, davanti alle più massicce monoposto a motore anteriore della concorrenza, a partire dalle Ferrari.
"A conferma la validità della nostra Cooper 2 litri -dirà successivamente John Cooper- Maurice Trintignant nel successivo GP di Monaco fece il bis con la stessa macchina usata da Stirling in Argentina. Dopo, molti cominciarono a recepire il nostro “messaggio”, anche se alla Ferrari si arrivò al motore posteriore solo nel 1961. Ma a quell’epoca tutti avevano già copiato questa buona idea. Al GP di Monaco del ’61, cinque anni dopo l’apparizione della nostra piccola Cooper Climax F2, tutte le macchine in gara avevano il motore alle spalle del pilota!”.
La F1 stava iniziando a cambiare pelle grazie all'opera di John Cooper e della Climax che aveva messo a disposizione del piccolo costruttore inglese un motore affidabile e potente. La 43T non sarà fortunata (arriveranno solo le vittorie di Moss e Trintignant), ma sarà alla base della T51 che permetterà a Jack Brabham di vincere il titolo nel '59 e nel '60 (anche se con la successiva T53). La favola Cooper, dopo alcuni anni di alti e bassi, finirà nel 1969, senza il canto del cigno che in molti, all'epoca, si aspettavano da quel produttore che un giorno aveva deciso di cambiare la F1.