Con la vittoria del mondiale Nico Rosberg è diventato il 3° pilota figlio d’arte a vincere il mondiale, 4° se si considera anche l’amato Alberto Ascari, figlio di Antonio, uno dei pionieri della F1 pre-conflitto mondiale.
Rosberg arriva dopo Jacques Villeneuve e Damon Hill, che fino ad ora era stato l'unico figlio d’arte ad aver vinto il mondiale dopo il trionfo iridato del padre. Ora con la famiglia Rosberg si ripete l’evento e molte sono le cose in comune tra i due trionfi. Entrambi sono avvenuti a 20 anni di distanza tra loro; Graham Hill, padre di Damon, vince il primo mondiale nel 1962, giusto 20 anni prima del trionfo del padre di Nico, Keke Rosberg, che nell’82 si trovò il mondiale tra le mani dopo il ritiro forzato di Didier Pironi. Anche la distanza tra le vittorie di padre e figlio sono le stesse: 34 per i due Hill (1962-1996) e 34, sono anche gli anni di distanza tra Rosberg e papà Keke (1982-2016).
Villeneuve - Successore al titolo iridato di Damon Hill, nel 1997, fu Jacques Villeneuve, altro figlio d’arte. Il canadese, come tutti sanno, è il figlio del grande Gilles, pilota amatissimo tutt’oggi d tifosi Ferrari che lo venerarono nel periodo a cavallo o tra il 1977 e il 1982, anno in cui Gilles trovò la morte. Jacques, al 2° anno in Formula 1, si è presentato nel circus come un predestinato, pronto a vincere subito anche grazie all’enorme talento mostrato nelle corse oltreoceano. E così il canadese, ora collaboratore di Sky Sport F1, dopo un anno passato a proteggere il compagno Hill, andò all’attacco del suo titolo, quello del ’97, conteso fino all’ultima gara con Michael Schumacher, che perse il duello con l’allora pilota canadese.
ASCARI - Il primo campione del mondo figlio d’arte però fu un italiano: Alberto Ascari. Figlio di Antonio, pilota che si mise in mostra negli anni ’20, in quella competizione che sarebbe diventata, poi nel dopoguerra, la Formula 1. Formula 1 che vide Alberto trionfare proprio nella prima metà degli anni ’50, più precisamente nel 1952 e nel ’53, dopo due anni passati a lottare con i rivali Nino Farina e Juan Manuel Fangio, a bordo delle veloci Alfa Romeo.
ANNI 60/70 - In Formula 1 hanno messo piede anche altri piloti con i motori nel DNA di famiglia, con meno fortuna, anche perché non talentuosi come i piloti sopracitati o poco fortunati. Uno dei primi casi fu quello della famiglia Stuck, con entrambi i piloti che ebbero maggior fortuna al di fuori dalla F1: Hans Sr. a lungo è stato considerato il re delle montagne, mentre il figlio Hans Jr. trovò maggior fortuna a fine anni ’70 nella gare di durata, dove vinse due 24h di Le Mans.
ANNI 80 - Anni ’70 che furono pieni di piloti di talento, ma padri di piloti meno talentuosi. Il caso più noto è quello di Jackie Stewart, i cui figli non hanno lasciato nessuna traccia del loro passaggio. Il primo, David, raggiunse come miglior piazzamento un 15° posto, mentre il fratello Gary, nei due Gp a cui partecipò, non raggiunse nemmeno la qualificazione.
ANNI 90 - Andò meglio al figlio di “Piedone” Mario Andretti, che vide il figlio Michael salire a bordo di una McLaren nel 1993 al fianco del mito Senna. In una stagione complicata per il team inglese, l’americano riuscirà a raccogliere un buon 3° posto a Monza, ma ciò non basterà alla McLaren, che gli darà il ben servito chiamando Mika Hakkinen in Gran Bretagna.
ANNI 2000 - Gli esempi più recenti sono quelli che toccano le famiglie Piquet, Winkelhock e Nakajima. Mentre Piquet Sr. è ricordato per il tre titoli iridati, il figlio resta nella mente dei tifosi, perché al centro dello scandalo crashgate, ordito da Flavio Briatore per favorire Fernando Alonso, allora compagno di Nelson jr. Andò un po' meglio a Markus Winkelhock, che nel caotico Gp del Nurburgring del 2007, addirittura riuscì a condurre il Gp per alcuni giri, facendo segnare il record del miglior rapporto tra giri condotti e giri completati (5 su 13). Andò un po' meglio al padre, Manfred, che riuscì a mettersi in mostra a inizi anni ’80 con piccole scuderie, prima di trovare la morte nel 1985. Pilota contemporaneo di Piquet e Winkelhock è stato Kazuki Nakajima, pilota Williams e figlio del più noto Satoru. Mentre la carriera del figlio Kazuki sarà segnata da risultati poveri, quella del padre invece sarà leggermente più fortunata, tanto che Satoru viene ricordato come il pioniere dei giapponesi in F1.
OGGI - Al giorno d’oggi i figli d’arte nel circus sono tre: Kevin Magnussen, Max Verstappen e Joylon Palmer, tutti figli di piloti degli anni ’90. Proprio i genitori di Kevin e Max, sono in correlazione tra loro, poiché a fine ’97 Jan Magnussen, fu sostituito proprio da Jos Verstappen alla Stewart. Johnathan Palmer, invece, fu un discreto pilota a cavallo degli anni ’80. Ora i loro figli sperano in un futuro roseo, fatto di gioie e trionfi, che sono già arrivati per Max Verstappen, autore di una stagione super quest’anno e capace di vincere già una gara, a Barcellona, all’età di 18 anni.
Oltre a questi ragazzi terribili, nei prossimi anni potremmo vedere in Formula1 anche altri due figli d'arte: Giuliano Alesi, figlio di Jean, pilota Ferrari negli anni '90 e Mick Schumacher, il cui solo cognome riporta alla mente i trionfi del padre Michael, dominatore amatissimo da tutto il pubblico dei motori.