Budapest ultima chiamata. Il GP di Ungheria è alle porte e la Ferrari non ha scelta: deve fare risultato, magari bissando il successo di 12 mesi fa. O quantomeno dare cenni di reazione per restituire senso a una stagione ben al di sotto delle attese e riportare il sereno nel box.
La débacle di Silverstone, punto minimo di un trend mai davvero decollato, ha lasciato tracce in organico: il dt James Allison, provato dalla recente e improvvisa perdita della moglie, è in rotta con la dirigenza e parrebbe sul punto di lasciare Maranello già a fine anno, rimpiazzato da Simone Resta. Motivo? La scarsa sintonia con Marchionne inerente alla gestione tecnica e al metodo di lavoro impostato per sviluppare la SF16-H.
Turnover al vertice che si consumerebbe per di più alla vigilia di una vera e propria svolta tecnica sulle monoposto, col rischio concreto di guastare gli equilibri raggiunti in seno alla Scuderia e, di riflesso, il suo futuro a breve e medio termine. Ad aggiungere ulteriore tensione, infine, lo stesso Marchionne, la cui pressione “erga omnes” si è fatta via via più assillante.
Perciò la Rossa delle aspettative tradite non potrà fallire sulle rive del Balaton, pena gli immancabili (ma, ahimè motivati) refrain di stampa e tifosi sull’ennesima stagione abortita e i possibili “mal di pancia” della sua stella, Sebastian Vettel.
Fin qui il tedesco si è erto a capitano indefesso, prendendosi squadra e oneri sulle spalle anche oltre misura, nonostante tutto. Ma ora che gli sviluppi promessi latitano e le Red Bull lo hanno scalzato dal ruolo (si fa per dire) di anti-Mercedes, potrebbe iniziare a spazientirsi e passare dallo “Schumacher” all’ “Alonso” della situazione, iniziando a guardarsi attorno alla ricerca di alternative valide.
Lo spettro di una squadra priva di una guida tecnica di comprovata esperienza, e di un altro o più anni a bagnomaria, potrebbero spingerlo in direzione Mercedes, corazzata che domina il presente ma offre anche le migliori garanzie per il futuro prossimo, in virtù di un motore ancora piuttosto superiore alla concorrenza.
Su tale ipotesi si è sbilanciato Christian Horner, terzo incomodo interessato a fomentare gli attriti in seno alla diretta rivale. “Ho l'impressione che Seb sia teso. So per esperienza personale che ha bisogno di sentirsi bene per rendere al meglio”, ha commentato a Sport Bild il team principal della Red Bull.
“Non sono certo che gli piaccia la pressione di Sergio Marchionne. - ha proseguito Horner - Credo sia possibile un passaggio nel 2018 alla Mercedes se con la Ferrari non ci saranno progressi”.