Non ci era andato giù lieve, Lewis Hamilton. “Per favore no! Questa è la peggior modifica nella storia della Formula 1. Apprezzo la ricerca della sicurezza, ma questa è la Formula 1 e come è adesso va perfettamente bene”, il suo anatema sul prototipo di Halo testato per la prima volta dalla Ferrari nei collaudi di Barcellona.
Una bocciatura secca, pubblicata sull’account Instagram e poi rimossa, in linea con l’attitudine “purista” e col personaggio politicamente scorretto che il britannico si è cucito addosso negli anni. Le sue uscite impulsive, che ne fanno una star in controtendenza, gli hanno attirato le critiche dell’ambiente a più riprese, così come in questa occasione.
Altri piloti o ex tali, infatti, hanno preso le distanze o direttamente biasimato le parole di Lewis: il compagno di squadra Rosberg, Massa, Ricciardo, Webber. Tutti a sostegno della via intrapresa verso una una maggiore sicurezza nell'area del casco, malgrado i pur comprensibili scetticismi sull'estetica della monoposto e sulla corretta visibilità del pilota.
Stavolta la tirata di orecchie gli è giunta da John Surtees a cui un sistema come Halo, con buona probabilità, avrebbe risparmiato un immenso dolore. “Ho sofferto la perdita di Henry. Con un sistema come l'Halo sarebbe stata evitata”, ha confessato alla BBC.
Henry Surtees, il figlio che nel 2009, a soli 18 anni, fu colpito mortalmente alla testa da una gomma volante durante una gara di Formula 2 sul circuito di Brands Hatch (nell'immagine sopra il momento dell'impatto). La stessa dinamica che è stata fatale pochi anni dopo anche a Justin Wilson, centrato da un detrito in carbonio perso da un'altra vettura.
“Lewis dovrebbe riflettere maggiormente sull’Halo e sulle responsabilità che possiede in qualità di campione del mondo. - ha rincarato il campione mondiale 1964 - Sebastian (Vettel), invece, ha insistito molto per quanto riguarda la sicurezza. Henry è stato colpito in testa da una ruota che pesava 28 chili, con Halo avrebbe avuto una chance di salvarsi”.