L'anno della rinascita. L'anno del ritorno alla vittoria. L'anno del ritorno della Ferrari di Sebastian Vettel e di Maurizio Arrivabene, simboli, assieme al resto del gruppo, di una ritrovata appartenenza e di una rinnovata famiglia, nuovamente coesa sotto la guida del direttore emiliano e del pilota tedesco.
Un 2015 sotto il segno dei podi, tanti, di tre vittorie inaspettate quanto meritate ed emozionanti, di un pilota che dal primo giorno di Scuderia Ferrari si è calato nella realtà della rossa di Maranello, con umiltà, dedizione, passione: aspetti fin troppo sottovalutati, ma altrettanto imprescindibili. Finalmente, Seb. Finalmente, Ferrari. Una macchina tornata competitiva dopo gli anni di (s)profondo rosso che hanno segnato l'addio di Fernando Alonso, asturiano dal cuore freddo, e l'arrivo di Sebastian Vettel, tedesco dal cuore caldo. Un ossimoro, un paradosso, che però ha siglato e sancito, profondamente, la stagione del riscatto della squadra intera, tornata ad essere protagonista per bocca dello stesso pilota, che ha messo proprio la squadra al centro del villaggio.
Un anno di Vettel. Non ce ne voglia lo sfortunato Raikkonen, che ha piazzato qua e là zampate da campione vero. Il tedesco però ha avuto il merito di unire, nuovamente, sotto il simbolo del cavallino rampante tutti i tifosi delusi e frustrati da un paio di stagioni costellate di risultati alquanto scadenti. Mancava qualcosa, mancava il calore di un pilota che è riuscito ad immedesimarsi nella voglia di ogni singolo tifoso Ferrari, coronando un sogno che cullava fin da bambino quando sperava di sostituire il suo idolo Schumacher alla guida delle rossa. Quell'ombra rossa che è tornata a vivere e a battere nel cuore delle persone, che ha ri-popolato i circuiti come negli anni delle vittorie. La stessa ombra rossa che per una porzione di stagione arrivava ingombrante negli specchietti retrovisori della strepitosa Mercedes: impensabile alla vigilia.
E' il 2015 della Ferrari, senza alcun dubbio nella Formula 1 intera. Un circo reso sempre più sciapo di emozioni e di passioni, ferito al cuore da un lutto troppo grande per essere colmato da qualsivoglia successo. Il cuore dei ferraristi, però, è reso parzialmente più dolce da quel "forza Ferrari" che ha scioccato il mondo intero. Ferraristi e non si sono sentiti, in quel momento, pervadere da un brivido infinito, un'emozione indescrivibile: Vettel è anche questo. Un tremendo comunicatore che unisce le folle, nel momento del bisogno, con il suo immenso spirito Ferrari. Sembra nato apposta per la rossa: freddo e glaciale in macchina, ma che cela un inaspettato romanticismo italico al suo interno.
E' il 2015 di Maurizio Arrivabene. Impeccabile alla guida di una casa che dall'addio di Jean Todt faticava a ritrovare lo spirito guida giusto, una leadership severa quanto obiettiva nella quotidianità del lavoro. Già, lavoro, nient'altro. Il godereccio Maurizio si trasforma quando è alle prese con la sua creatura, non pensa ad altro che migliorare, migliorarsi, e curare nel minimo dettaglio ogni frase, senza lasciarsi andare al minimo sussulto, che dentro diventa un'esplosione di eccitazione. Inevitabile. Inesorabile. Soprattutto per chi ha vissuto la Ferrari da dentro, da sempre. La freddezza del non godersi il primo successo, ma pensare sempre al domani: "non ci accontentiamo, piedi per terra, a lavoro".
Umiltà ed abnegazione. Sempre, ogni giorno. Già, al lavoro, perché il 2015 è stato l'anno della rinascita ed il 2016, già alle porte, dovrà essere quello della consacrazione e, chissà, di qualcosa in più di una semplice vittoria. Forza Ferrari. L'importante è che siamo tornati a gridarlo, forte e chiaro!