La Ferrari esce dal primo gran premio europeo rimandata, non bocciata, sicuramente ridimensionata. Barcellona è tradizionalmente considerata un esame di maturità in virtù di caratteristiche che la rendono completa e veritiera sul fronte della prestazione e il cronometro racconta una nuova storia, che poi è vecchia, dove le Mercedes tornano a ballare e le Ferrari a studiare.
Vettel ha illuso, incuriosito, ma era palese che le frecce filassero a velocità doppia. Non si tratta di aggiornamenti centrati o meno, quanto di una competizione che per forza di cose non è partita alla pari e come tale sta proseguendo. Arrivabene è arrabbiato, da uomo di Maranello guarda solo all'obiettivo massimo ed è giusto non accontentarsi, nonostante l'inconfutabile passo avanti rispetto alla stagione scorsa.
Testa bassa e tanta lena, si tratta di prepararsi meglio, capire e comprendere, perché fedele alla propria indole la Formula1 non aspetta, corre e passa via senza accorgersene. La base è buona, la coperta ancora corta, però le debolezze sono chiare ed evidenti, mentre i riscontri positivi dei primi mesi di lavoro devono mantenere ottimismo. Il problema semmai è la concorrenza che prende a piene mani da un pozzo apparentemente senza fondo.
Inutile perdere tempo, sempre quello da cui tutto dipende: fare quadrato, mettere insieme i pezzi del puzzle, dunque pareggiare i conti. Perché contrariamente all'apparenza, lo sviluppo prima o poi sarà solo questione di dettagli e allora i secondi diverranno decimi e centesimi, quindi il piede del pilota metterà l'ultimo punto.