"Il mio nome è Ayrton e faccio il pilota. E corro veloce per la mia strada. Anche se non è più la stessa strada. Anche se non è più la stessa cosa. Anche se qui non ci sono i piloti. Anche se qui non ci sono bandiere...". Questo è stato l'omaggio musicale del compianto Lucio Dalla a "Il Magico". Oggi infatti ricorre un anniversario tragico per la Formula Uno e l'automobilismo sportivo, 21 anni dalla morte di Ayrton Senna.
Il pilota brasiliano fu 3 volte iridato nel Circus (1988, 1990 e 1991), disputò 162 gran premi, vincendone 41, finendo 80 volte sul podio, ottenendo 65 pole position, realizzando 19 giri veloci. Dopo l'iniziale gavetta nelle categorie minori come i campionati britannici di Formula Ford e Formula 3, esordì in Formula 1 nel 1984. Qui fece parlare di sè per la prima volta a Montecarlo, dove sotto la pioggia si rese protagonista di una fantastica rimonta con una vettura modesta come la Toleman. Solo la decisione del direttore di corsa Jacky Ickx, che interruppe anzitempo la gara per motivi di sicurezza causa avverse condizioni meteo, gli impedì probabilmente di agganciare Alain Prost completando un'incredibile rimonta con il successo. Quel giorno però arrivarono i primi importanti segni del destino. Il brasiliano sarebbe stato il mago della pioggia, avrebbe poi vinto 6 volte il GP di Monaco battendo il record di Graham Hill e duellato in più occasioni con il Professore per la corona iridata. Tra i due fu battaglia senza esclusione di colpi, nel 1989 a Suzuka il francese non esitò a buttar fuori il brasiliano, suo compagno di squadra per aggiudicarsi il titolo. Un anno dopo sempre nello stesso tracciato Senna ribaltò la situazione a suo favore, servendo al rivale il piatto freddo della vendetta.
Un altro sfidante agguerrito del brasiliano fu il leone d'Inghilterra Nigel Mansell. Quel weekend del 1994 ad Imola, nel GP di San Marino, contribuirono: la pressione di dover far risultato dopo i due ritiri a Interlagos e ad Aida per impedire la fuga in classifica all'astro nascente Michael Schumacher e la scarsa affidabilità della Williams. Sinistri presagi poi arrivarono da due incidenti: il primo senza conseguenze venerdì subito da Rubens Barrichello su Jordan, il secondo mortale nelle qualifiche di sabato occorso a Roland Ratzenberger su Simtek. Domenica al settimo giro di gara, alla curva del Tamburello, la Williams non riuscì a svoltare poichèsi ruppe il piantone dello sterzo. Senna riuscì a frenare ma non ad impedire lo schianto della sua monoposto contro il muro. Gli furono fatali le lesioni alla regione temporale destra, provocate dal puntone della sospensione destra, penetrato attraverso il casco. Fu trovata nella vettura una bandiera dell'Austria, macchiata dal sangue del brasiliano, che quest'ultimo in caso di successo avrebbe voluto sventolare per ricordare Ratzenberger. Morì circa 4 ore dopo all'Ospedale Maggiore di Bologna.
Nel 1997 la procura di Bologna aprì un processo per punire i presunti responsabili della morte del brasiliano. Il dibattimento si concluse nel 2005 con l'assoluzione del patron della scuderia Frank Williams e del progettista della vettura Adrian Newey. Oltre che per le sue qualità in pista, ci piace ricordare le grandi doti umane di Ayrton Senna, il suo rapporto con la religione cattolica e le iniziative di sostegno a favore dei meno fortunati. Senza di lui la Formula 1 non è stata e non sarà mai più la stessa, non solo per la presenza ormai massiccia della tecnologia e la mancanza di sorpassi.
Concluderei questo umile tributo con una frase che meglio di ogni altra riassume il pensiero e la filosofia di vita di Ayrton Senna: "Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario anche se nel sogno va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita."