Mancavano giusto e solo loro. Dopo Rally, Superbike e Formula 1, è toccato ai piloti della Motogp infilare casco e tuta e inaugurare ufficialmente la stagione 2014, l’annata dei bivi e degli spartiacque, il campionato delle conferme e delle rinascite.

Top Riders, Rookies, Ducati e Suzuki, sono e saranno ognuno a suo modo sotto esame e sotto osservazione, in gioco e a rischio, con all’orizzonte scelte importanti e decisioni condizionanti. Nel primo test in programma nel caldo afoso malese, però, l’interesse è andato ad altro, la mente si è concentrata e tutto era proiettato al qui ed ora, con squadre e singoli pronti e decisi, carichi e determinati.

La storia racconta di un Marquez che fa il Marquez, di una piccola peste insaziabile che continua senza tentennamenti a guidare da funambolo e a mettere dietro tutti, senza pietà, senza dubbi e senza diritto di replica. Lo spagnolo corre e vola, non respira né si rilassa, in barba ai postumi dell’influenza e a una mano martoriata, lanciando chiari e sconfortanti messaggi alla concorrenza.  

Rossi trova a Sepang fiducia ed entusiasmo, registra miglioramenti, progredisce verso l’apice, inteso questo come lotta costante per il podio. Il miglior “laptime” segnato in carriera, il secondo posto a poco meno di due decimi e il piazzamento perenne avanti al compagno (nonché vicecampione del mondo) Lorenzo fanno ben sperare e solidificano la collaborazione con Galbusera, malgrado i recenti trascorsi impongano calma e cautela, rimandando a riscontri più convincenti.

I tre giorni spesi tra prove di materiali, setting, elettronica e gomme si riducono dunque tutti nel giovane e nel vecchio, nel re e nel principe, nell’emergente e nel veterano, in uno scontro generazionale che in realtà è un incontro di talento e di genio, di classe e di manico. Rossi e Marquez, Marquez e Rossi, anche quando quest’ultimo pare bollito e sulla via del pensionamento, anche quando il “cabroncito” sembra irraggiungibile e destinato ad altri duelli.

Sono loro i protagonisti di questo assaggio, di questo aperitivo, che minaccia monotonia ma non preclude sorprese. Perché se Lorenzo sbuffa e borbotta per una Yamaha instabile e inaffidabile sul passo, Pedrosa conta le rogne che pure fuori gara gli capitano, Dovizioso ritrova il sorriso nonostante la notevole distanza ed Espargaro Senior esulta con la sua Open, l’impressione è che assisteremo a diversi capovolgimenti di fronte e l’epilogo racconterà altro. Del resto, come affermato dal campione in carica, non importa in che modo cominci ma in che modo finisci.