Monza non è soltanto la pista piú leggendaria per la Ferrari e la piú antica della Formula 1 insieme a Silverstone: è stata anche teatro di vicende tristi, che hanno permesso all'Autodromo di essere definita come una "pista traditrice".
1928 - A sei anni dalla nascita del circuito di Monza, il primo incidente mortale vide coinvolto il pilota Emilio Materassi. Il campione italiano, alla guida di una Talbot, concluse la sua carriera al diciassettesimo giro del Gran Premio mentre tentava il sorpasso a Giulio Foresti. La sua auto urtando con la ruota posteriore di Foresti uscì di strada piombando ad altissima velocità sugli spettatori. L'incidente viene ricordato come uno dei più tragici della F1 perché in quella drammatica circostanza persero la vita una ventina di spettatori. Materassi, invece, apparentemente incolume dall'impatto scese quasi immediatamente dalla vettura ma morì pochi secondi dopo a causa di una emorragia interna.
1933 - Il 10 settembre di quell'anno fu un giorno funesto per la storia del motosport. Nella stessa giornata morirono tre piloti: Giuseppe Campari, Baconini Borzacchini, Stanislas Czaykowski. La causa? Una macchia d'olio. Durante la seconda batteria del Gran Premio italiano, essa provocò lo sbandamento delle vetture di Campari, Borzacchini, Castelbarco e Barbieri: solo gli ultimi due riuscirono a cavarsela. Nonostante le polemiche, si decise che la gara dovesse proseguire e fu il polacco Czaykowski, alla guida di una Bugatti, a pagare il prezzo della azzardata decisione. La stessa macchia d'olio si portò via la terza anima.
1955 - L'anno della morte di Alberto Ascari. Invitato a recarsi a Monza da alcuni amici per testare una Ferrari 750, il pilota italiano chiese di guidare nonostante si fosse presentato in abiti civili. Al terzo giro, all'altezza della curva del Vialone che poi fu ribattezzata in memoria di Ascari, la macchina si capovolse schiacciando il pilota che morì sul colpo. Alberto Ascari viene ricordato ancora oggi per essere l'ultimo pilota italiano ad avere vinto un campionato mondiale piloti.
1961 - L'incidente capitato a Wolfgang von Trips fu il primo ad essere trasmesso dalla tv. Nel 1961 a contendersi il titolo erano il barone tedesco von Trips e il suo compagno di squadra Phil Hill, entrambi alla guida di una vettura del Cavallino Rampante. Al primo giro la Ferrari del tedesco entrò in collisione con la Lotus di Jim Clark, l'incidente provocò anche la morte di altre quindici persone che vennero violentemente falciate dalla vettura.
1970 - Jochen Rindt è ricordato nella storia della F1 come il campione senza corona perché è stato l'unico pilota a vincere il titolo nonostante morì qualche mese prima mentre correva a Monza. Il pilota della Lotus, già in testa alla classifica, approdò al Gran Premio d'Italia con l'obiettivo di vincere matematicamente il campionato ma non fu necessario.
1978 - Otto anni dopo la morte di Rindt, sulla stessa pista toccò allo svedese Ronnie Peterson fare la stessa fine. L'incidente alla quale il pilota svedese fu coinvolto venne causato dall'accensione anticipata del semaforo verde che provocò uno scompiglio tra le vetture, tra cui quelle di Riccardo Patrese, Vittorio Brambilla e James Hunt. La McLaren di James Hunt piombò sull'auto di Peterson e dopo essere stata colpita anche dalla Surtees di Brambila, prese fuoco. Peterson venne estratto dall'auto ancora vivo, ma morì pochi giorni dopo a causa di un' embolia che ne provò il decesso.
1988 - Ogni tifoso della Ferrari ricorda questa data e la gara che si svolse a Monza. Il 1988 fu l'anno del dominio delle McLaren con la coppia Senna-Prost, che fino all'appuntamento italiano vinse tutti i Gran Premi della stagione, ma a Monza gli eventi presero una piega diversa. Al via della gara Ayrton Senna era saldamente in testa seguito dal suo compagno di squadra, ma al trentacinquesimo giro Prost dovette ritirarsi per un problema al motore lasciando la seconda posizione al ferrarista Berger. A due giri dal termine, volendo doppiare Schlesser, Senna entrò in collisione con l'avversario, mandando così in testa le due Ferrari di Berger a Alboreto. Non ci fu modo migliore per onorare la memoria di Enzo Ferrari che era morto circa un mese prima della gara.
1999 - Il Gran Premio di Monza del 1999 regalò un momento di grande umanità che riguardò Mika Hakkinen. Il pilota finlandese, storico rivale di Michael Shumacher, era saldamente al comando della gara ma al trentesimo giro perse aderenza e uscì dalla pista, gettando così una vittoria quasi certa. Mika scese della macchina gettando via volante e guanti, e travolto dalla rabbia si lasciò andare ad un pianto liberatorio nella strada accanto alla pista in segno di privacy, ma il momento venne trasmesso in mondovisione.