In Argentina non c'è fango, non c'è sabbia ma polvere. Densa e assolutamente introvabile in qualsiasi altro centimetro del globo terracqueo. C'è un pallone di pezza che veleggia tra le gambe di un minuto ragazzino come se questo fosse un aquilone, dinanzi a lui trenta coetanei pronti a strappargli quell'amico fedele nell'angusto spazio di povertà e miseria. Il sole messicano ha una luce particolare e contrastante, satura in modo del tutto sconosciuto i colori rendendoli accecanti e facilmente distinguibili. Come l'azzurro in un pomeriggio particolarmente importante per la storia dell'Argentina e del calcio. Come un pugno al cielo in nome di un popolo, il pugno di un ragazzino fusosi con lo stesso aquilone di un tempo, cosmico.
La vita di Diego Armando Maradona è una prefazione dell'infinito, una catarsi continua e una di quelle montagne russe da cui si fa fatica a scendere lucidi. Una curva percorsa pericolosamente, con il piede sull'acceleratore fino a dilaniare ogni centimetro di asfalto, ogni minuscolo granello di quella polvere che ha ingabbiato per anni il Dio umano, il più terreno tra gli ultraterreni. Ha scherzato la vita stessa accarezzandola come fosse un pallone, ha eluso le leggi della fisica in un piovoso pomeriggio napoletano scavalcando le maglie bianconere e tutto il contorno.
Quei trenta ragazzini lo stanno ancora aspettando per provare a fermarlo, inutilmente. Come i difensori sparsi per il mondo, come l'Inghilterra intera, come i numerosi cronisti nel tentativo di scorgere il suo volto dopo una delle tante cadute. Senza che ci fosse fallo ma altro. Diego, sempre Diego, il numero 10 baciato da quella Dea che più volte lo ha tentato portandolo con se in un fascinoso percorso autodistruttivo. Quella Dea che lo ha eretto a gigante d'oro nonostante la sua altezza, una scheggia impazzita nel prato verde e nell'esistenza spericolata.
Maradona ne fa 60 e se l'avessimo detto vent'anni fa, per assurdo, 3/4 della popolazione mondiale avrebbe riso constatando l'impossibilità dell'ipotesi stessa. Maradona è lì che sopravvive a se stesso mostrandosi sempre, con le sue fragilità e le sua argentinità elevata allo stadio supremo. E' li che coinvolge, appassiona e trascina come 40 anni fa. E molti suoi ex compagni ucciderebbero per lui, in Argentina non è uno scherzo. Da un video in bianco e nero nel Barrio più povero all'ebrezza di poter volare con quel dono superiore, quella capacità innata e inumana di essere corpo e spirito con la sfera. Di essere uno e trino, di essere il più umano tra gli Dei.