Il mondo del calcio adesso deve uscire dal suo estraniamento perenne. Il Paese sta combattendo una battaglia e una sfida davvero epica che si potrebbe ricordare nei secoli futuri come la peste di Manzoni nei Promessi Sposi, ora si chiede alle società atti responsabili. Il Covid-19 esiste e ci si dovrà arrivare a convivere per parecchio tempo (anche se le notizie dalle terapie intensive continuano a migliorare e speriamo davvero arrivino sempre migliori), ma ora il calcio deve mostrare qualcosa.

Nascondersi dietro a un dito e alle morti come fanno Cellino e lo stesso Ferrero è da presidenti che guardano ai loro interessi parandosi con la scusa dei troppi decessi, ma nemmeno tornare a giocare in assoluta libertà come vuole Lotito. Bisogna ripartire, ma serve la sicurezza e lo spirito giusto per giocare sennò si chiudono baracche e burattini e si pensa alla stagione 2020/2021. Negli altri Paesi europei, la situazione è già chiara: Bundesliga e Ligue 1 hanno già le date pronte e comunicate, la Premier si sta organizzando per capire se ci sono le condizioni, mentre Liga e Serie A latitano. 

La scusa di essere stati due paesi molto più colpiti rispetto agli altri regge poco: la stessa Inghilterra ha avuto morti e altissimo numero di contagi, ma si sta rialzando senza paura e l'Italia deve rispondere nella stessa maniera. Chiudere tutto serve nei mesi caldi, ma con una curva che scende potrebbe essere il momento di riaprire il nostro Paese in modo graduale e senza paura del nemico. La fase 2 è alle porte: il governo Conte sta provando a vedere i primi interventi dopo il 3 Maggio per tornare alla semi normalità (pur convivendo con distanza di sicurezza e con le mascherine), ma dobbiamo tornare ad essere noi. 

Il calcio vorrebbe ripartire, come detto, in sicurezza: idea sarebbe quella di giocare dal 31 maggio al 12 luglio e slittare un po l'inizio della stagione 20/21. Tante partite anche in infrasettimanale, giocate probabilmente a porte chiuse almeno all'inizio. Gravina proponeva di non giocare le partite delle squadre del nord Italia in casa, ma in campo neutro e passando il Rubicone come fece Cesare ai tempi in cui tornò dalla Gallia. Ora, per quanto sia il principio condivisibile di non gravare su un Nord Italia già piegato dal virus, viene difficile pensare ad Inter, Milan, Atalanta lontane dalle loro città. Discorso diverso, in parte, per la Juventus, la quale vanta tifosi in ogni parte della Penisola. Bisognerà pensare bene alla situazione: giocare al Sud avrebbe molti costi per le società del Nord, trasferte che sarebbero lunghe e la possibilità di contagio non sarebbe comunque esclusa. L'idea di sospendere la stagione come chiesto da più parti con il ministro dello Sport Spadafora in testa non potrebbe essere una possibilità da escludere: la stessa UEFA sta monitorando attentamente per Champions ed Europa League la situazione, quindi la Lega potrebbe anche giocare la carta di anticipare il prossimo campionato e lasciare questo senza assegnare lo scudetto e congelando la classifica e, magari, allargare la Serie A a 22 squadre. Le prossime giornate saranno davvero decisive per capire cosa succederà.