Allo Stadio Renato Dall’Ara, la formazione di Pioli non è riuscita ad andare oltre al pareggio, per l’ennesima volta, dovendosi accontentare di uno spento 0-0. Gli uomini di Pippo Inzaghi hanno dimostrato di saper resistere e hanno guadagnato un punto importante per la propria salvezza, anche se per il momento si trovano al 18esimo posto (superati dall’Empoli, vincente a sorpresa in rimonta contro l’Atalanta). Ciò che non si riesce a capire è la sindrome di “pareggite” contratta dalla Fiorentina. Non è facilmente comprensibile questa carenza di vittorie dei viola, poiché oltre che nella sfida contro la Roma (finita 1-1, tanto per cambiare), partivano favoriti rispetto agli avversari. Questi ultimi erano (in ordine): Cagliari, Torino, Frosinone e Bologna. Ma cosa manca esattamente ai fiorentini? La verità è che probabilmente manchino molte cose. Innanzitutto un finalizzatore impeccabile che possa prendere in mano la squadra e portarla in alto con i suoi gol. In realtà, un uomo idealmente designato per questa mansione ci sarebbe. Si parla ovviamente di Giovanni Simeone. Il 23enne figlio d’arte sta deludendo le aspettative della dirigenza e soprattutto della tifoseria del Franchi. Infatti l’argentino ha realizzato solamente due reti in campionato, contro Chievo e Sampdoria. Al momento è a secco da 9 partite, e ciò non è assolutamente accettabile da un giocatore del suo calibro e dalla sua rilevanza nella rosa, dal quale ci si attende decisamente di più. A prescindere dal numero 9, manca concretezza e maturità a tutta la formazione. Effettivamente, una squadra che punta per lo meno ad arrivare in zona Europa League, non può concedersi così tanti stop, lasciando per strada molteplici punti fondamentali per il raggiungimento del proprio obiettivo. I viola necessitano di vittorie, di fame agonistica, di intraprendenza e probabilmente di molto altro ancora. Toccherà a Pioli, mettersi il camice da medico e indagare sugli evidenti sintomi di pareggite, e indicare una cura per riprendersi.