Tante soluzioni e una certezza: la disposizione in campo. Massimiliano Allegri può giostrare tra diverse combinazioni tattiche, vista la profondità e la qualità della rosa della Juventus, ma quello che il tecnico livornese vuole fissare come dogma è il centrocampo a 3.

Si sa che le squadre vincenti dipendono dalla linea mediana, che deve dare equilibrio e sostegno sia per la fase difensiva che per quella offensiva, con un giusto mix tra quantità e qualità. Intoccabile in cabina di regia è Miralem Pjanic: sul bosniaco Allegri ha lavorato due anni per trasformarlo da incursore e trequartista a centrocampista d’ordine, che imposti l’azione ma che sia utile anche in fase di ripiegamento, senza esimersi da qualche intervento duro – anche troppo in alcuni casi. Ai suoi lati sono necessari due uomini, per coprire il campo in larghezza e lunghezza, perché in un centrocampo a due l’ex romanista ha evidenziato alcune difficoltà, proprio nel garantire efficacia in entrambi le fasi. Sami Khedira è uno dei preferiti di Allegri: spesso il tedesco è stato criticato dai tifosi per le sue prestazioni, ma il tecnico è in prima linea in sua difesa, perché la sua intelligenza tattica è rara; si vede poco e si sente molto ed infatti il livornese rinuncia a lui mal volentieri, anche se da quest’anno è arrivata una valida alternativa, ossia Emre Can. Il connazionale dell’ex Real Madrid abbina l’importanza a livello tattico con una qualità ed una gamba in fase di inserimento che invece manca a Khedira: ecco perché il classe ‘94, una volta entrato a pieno nel mood del campionato italiano, troverà il suo spazio.

E poi c’è Blaise Matuidi: l’ingresso del francese nello scacchiere di Didier Deschamps in Russia è stato fondamentale per costruire la squadra diventata poi Campione del Mondo a Mosca lo scorso 15 luglio e nelle prime due uscite stagionali si è visto subito che potrà avere lo stesso ruolo nella Juventus. Nonostante il rientro posticipato – dovuto proprio alla vittoria del Mondiale – l’ex PSG ha saltato solamente l’esordio di campionato con il Chievo, per poi tornare inamovibile con Lazio e Parma – in quest’ultima anche decisivo in termini di risultato finale. Il 4-2-3-1 viene per il momento accantonato, almeno come modulo iniziale: con tutta la potenzialità offensiva, può essere una soluzione efficace a gara in corso, quando si fa fatica a sbloccarla o serve rimontare, ma la base da cui non ci si sposta è quella, il tridente di centrocampo.