Una favola senza lieto fine. Potrebbe essere così definita la storia tra Marco Borriello e la SPAL, club con cui il bomber sperava di rilanciarsi, senza trovare però fortuna. Parlando proprio della sua ultima esperienza sportiva, l'ex Roma e Juventus ha parlato del momento in cui sono nati i primi scricchiolii: "Il 10 dicembre in casa contro il Verona fui sostituito sullo 0-2, lo stadio mi fischiò, io ci restai male e replicai con un applauso sarcastico. Lì ci furono i primi screzi. E poi, prima di Natale, mi infortunai al polpaccio". 

Continua, Borriello"Era uno stiramento di pochi millimetri, eppure non si sanava mai e i medici della Spal non riuscivano a risolvere il problema. La società fece passare un messaggio negativo, come se io non volessi allenarmi e fossi un lavativo. E ho fatto a spese mie nove risonanze magnetiche in giro per l’Italia. Pensi che un giorno mi hanno anche aggredito per strada.Facevo due sedute al giorno cambiandomi in uno spogliatoio diverso rispetto ai miei compagni per volere della società: accettai l’umiliazione nell’interesse della Spal, mettendomi l’orgoglio in tasca. Non mi hanno più fatto allenare con la prima squadra. E poi mi hanno negato il permesso di giocare la partita d’addio di Pirlo..."

In seguito, il bomber ha ricordato anche i turbolenti momenti al Cagliari: "Segnai tantissimo, ad aprile ero a quota 16. Mancavano 5 giornate e la gente sperava che battessi il mio record personale di 19 gol. Il turno seguente giochiamo contro il Pescara e c’è un rigore per noi. I tifosi invocano il mio nome, ma Rastelli a sorpresa indica Joao Pedro: quanti fischi dagli spalti. Ma pochi giorni dopo compresi tutto. Arrivò da me Capozucca in lacrime, Giulini gli aveva detto che non l’avrebbe confermato e poi il d.s. mi fece vedere un messaggio del presidente: “Borriello deve uscire alla fine del primo tempo”. E lì capii la scelta del rigore: Giulini non voleva più che io segnassi".

Parole pesantissime, quelle di Borriello, che senza pensarci due volte ha sparato a zero anche su Joao Pedro: "A Sassuolo Joao Pedro si permise di dirmi “stai zitto e corri” durante la partita: lui a me, pazzesco… E nello spogliatoio ci fu una rissa tra noi due. Io ero svuotato. All’inizio della stagione seguente il presidente voleva cambiare il mio contratto alzando la parte fissa e togliendomi il premio legato ai goal. Io non accettai e lui se la prese". In ultimo, un messaggio d'amore al Milan: "Non sarei mai andato via dal Milan. Sono innamorato del Milan: gli anni più belli, lo stadio più bello. Tornare? Non sarebbe una brutta idea…" conclude l'ex attaccante rossonero.