Il 2004 è stato un anno particolarmente complicato per Gigi Buffon che, in uno stralcio del libro "Demoni", pubblicato da "La Stampa" racconta il suo periodo più buio causato dalla depressione. L'ex portiere della Juve comincia partendo un episodio in particolare: "Non potrò mai scordare una sfida di campionato contro la Reggina, in casa . Prima della partita, durante la fase di riscaldamento, mi è venuto un fortissimo attacco di panico. Davanti a tutti. Nessuno si accorgeva di niente e questo mi faceva sentire ancora più solo.  Il cuore batteva a mille, il respiro diventava sempre più affannoso, pensavo di morire, pur sapendo che non sarebbe accaduto".

Poi la svolta, sempre sul campo: "Sono riuscito a scavare nelle mie risorse migliori, quelle dell’orgoglio, dell’amor proprio e dell’amore verso il lavoro. Mi sono detto: Se molli adesso lo farai ogni volta che sarai in difficoltà. Mi sono reso subito protagonista di una parata importantissima su Cozza , quando il risultato era ancora fermo sullo 0-0. Alla fine abbiamo vinto 1-0. Quella parata ha rappresentato per me una scossa clamorosa, ha funzionato da elettroshock". E sulle difficoltà di quel periodo aggiunge: "Ero costretto a far convivere forzatamente il mio malessere e il fatto di dover fornire prestazioni elevate sul campo per non creare danni alla Juventus e all'Italia. Quello stato di me così arrendevole, che non conoscevo, mi accompagnava nel baratro di mille domande. Cosa sta accadendo? Perché proprio a me? Ma non sono bello, ricco e famoso?".

A salvare l'ex portiere del Parma, però, non è stato solo il calcio: "Mi è capitato di visitare la Galleria d’Arte Moderna a Torino, e lì ho notato un quadro  di Chagall. A colpirmi è stata la scossa momentanea che la visione di quell'opera mi ha provocato. Come se qualcuno stesse di nuovo bussando al mio cervello, chiedendogli se fosse in casa. Per qualche minuto mi ha reso contento . Ho iniziato a leggere tanti libri. Mi sono anche iscritto a un corso di chitarra".