Nel calcio spesso bisogna cambiare, per adattarsi alle circostanze. E' stato il caso della Juventus, quest'anno, la quale dopo 6 anni di dominio assoluto in Italia sembrava essere diventata una squadra senza più alcuna fame.
Un cambiamento "Allegriano"
Mister Massimiliano Allegri, durante la scorsa stagione, ha proposto questo modulo per la prima volta nel girone di ritorno del campionato di Serie A.
Grazie a questo schema la Juventus ha vinto tutto in Italia ma è stata fermata in finale di Champions League dallo spaziale Real Madrid di Zidane. Il tecnico livornese dunque, ha deciso di riproporre il 4-2-3-1 all'inizio di questa stagione, trovando tuttavia solo riscontri negativi: 14 goal nelle prime 14 giornate di campionato e Supercoppa persa in finale con la Lazio: Allegri perciò si è ritrovato davanti ad un nodo da sciogliere.
Cosa c'era che non andava in quel tanto amato modulo allegriano? Utilizzando il 4-2-3-1 i bianconeri facevano fatica a coprire la mediana, con Pjanic e Khedira spesso lontani, i quali non riuscivano a ripiegare in tempo, dando la possibilità agli avversari di creare maggiori occasioni, sfruttando spesso in ripartenza le ampie praterie a disposizione. Allegri perciò ha optato per il famoso - e tanto agognato - 4-3-3, in vista dei difficili match che vedranno la Vecchia Signora impegnata contro Napoli, Inter e Roma.
L'ex allenatore del Cagliari, dunque, ha sfruttato le caratteristiche della sua rosa. Con la difesa a 4 e il centrocampo a 3, Madama ha trovato maggiore equilibrio: in mezzo al campo la presenza di Matuidi è stata essenziale per velocizzare la scalata in blocco verso le fasce grazie al dinamismo del francese, qualità che permetteva a tutto il reparto di accorciare verso la palla velocemente. Inoltre Allegri ha avuto, tramite questo modulo, l'opportunità succulenta di inserire Douglas Costa tra i titolari, specialmente durante il periodo dell'anno in cui le assenze di Dybala e Cuadrado si sono fatte davvero pesanti. L'esterno ex Bayern, elemento imprescindibile della rosa bianconera, ha dato il massimo sulla sinistra, cosa che ha costretto Allegri di conseguenza a tenere il terzino sinistro più bloccato (ad esempio quando veniva schierato Asamoah e non Alex Sandro). La rosa parecchio ampia della Juventus ha permesso inoltre a Max Allegri di poter cambiare più volte faccia a questo modulo, potendo tranquillamente lasciare in panchina Dybala per affidarsi Mandzukic, quest'ultimo garante di maggiore qualità nel gioco aereo.
Non solo pregi
Max Allegri sapeva benissimo che per sfruttare questo modulo con determinati giocatori, si doveva giocoforza guardare anche l'altra faccia della medaglia. Se da una parte infatti il 4-3-3 ha donato più equilibrio alla squadra, lo stesso modulo ha rischiato di peggiorare la gestione della palla in mezzo al campo. Con la presenza di Dybala nell'11 titolare, l'argentino ha dovuto inizializzare l'azione non più da trequartista, bensì da esterno, eliminando così il collante tra Pjanic e Higuain. L'ex Real Madrid è dunque stato costretto spesso ad abbassarsi parecchio, al fine di far salire la squadra. In molte circostanze, quindi, il Pipita ha stazionato lontano dall'area di rigore, perdendo in pericolosità. A centrocampo inoltre Khedira e Matuidi hanno sofferto enll'impostazione del gioco, non essendo molto tecnici per portare palla in avanti per poi dialogare con Pjanic e creare occasioni potenzialmente pericolose. Il francese, durante la fase di possesso, si è allargato verso l'esterno per fare accentrare Mandzukic mentre il centrocampista tedesco ha avuto il compito di muoversi senza palla, e qualche volta non lo ha fatto egregiamente.
Il saper essere flessibile ha fatto sì ad Allegri di portare ancora una volta la Juventus sul tetto d'Italia dopo un campionato mozzafiato. Il rammarico rimane sempre tuttavia la Champions League e chissà se il tecnico livornese l'anno prossimo riuscirà a centrare anche l'obiettivo Europa con il suo 4-3-3.