Il Milan sta facendo i conti con il rifiuto del settlemente agreement da parte della UEFA. Questa sentenza la dirigenza rossonera l'ha accolta davvero male visto che Marco Fassone a a Nyon aveva presentato tutta la documentazione necessaria per ottenere il ‘patteggiamento’.
Secondo la Gazzetta dello Sport in edicola quest'oggi, l'ad del Milan ha dato le colpe alla vecchia gestione per quanto successo (nel triennio 2014-2017, la gestione di Fininvest aveva prodotto un deficit elevato ndr), ma in privato ha strigliato anche il proprietario e Presidente Yonghong Li, colpevole di non aver accettato alcune soluzioni per il rifinanziamento perché convinto di poter trovarne altre migliori scartando soci di minoranza poiché offrirebbero, a suo giudizio, troppo poco. Dunque c'è gelo tra Yonghong Li e Fassone con quest'ultimo che ritiene si potesse evitare questo rifiuto dell’UEFA. Dall'altro canto il patron cinese e il suo braccio destro David Han Li hanno chiesto all’amministratore delegato dei risultati ottenuti dal Milan in questa stagione (troppo poco solo il sesto posto ndr).
Intanto il club rossonero sta studiando insieme ai propri legali e l’ufficio finanziario il da farsi. Il Milan è stato rinviato a giudizio a metà giugno, alla decisione della Camera giudicante dell’Organo Finanziario dei Club di calcio UEFA, come ha sottolineato il Corriere della Sera, ma è difficile pensare, ora come ora, un ricorso al T.A.S. (Tribunale Arbitrale dello Sport ndr) di Losanna. Il club di via Aldo Rossi dovrà tenersi pronto anche se la stessa UEFA dovesse chiedere al Milan ulteriore documentazione.
Ma cosa deve fare ora il club rosdonrto? In teoria Yonghong Li dovrebbe chiudere il rifinanziamento del debito contrattayo un anno fa con il fondo statunitense Elliott Management Corporation. Difatti è proprio su questo che la UEFA ha posto le sue maggiori perplessità, ovvero scetticismo sul rifinanziamento. Domani a "Casa Milan" ci sarà un'importante riunione del del Consiglio d’Amministrazione del club nel corso della quale si parlerà del ‘no’ della UEFA e poi delle prossime mosse.
Il no della UEFA alla richiesta di accesso al settlement agreement è un colpo pesante per la reputazione del Milan. Una vera e propria tegola caduta sul club rossonero che influirà anche il mercato.