L'Hellas Verona è aritmeticamente retrocesso con due giornate di anticipo. È stato questo il primo verdetto di questo weekend di Serie A, giunto dopo l'anticipo che ha visto il Milan spazzare via i gialloblù senza troppi problemi, per 4-1. A dire il vero non una grande sorpresa, visto che le chance di salvezza degli scaligeri si erano esaurite una settimana fa, con la sconfitta in favore della SPAL. Ora è il momento di fare dei bilanci, che ovviamente non possono essere positivi, per una delle squadre più anonime passate dal nostro campionato per anni.

"Anonimo" è un aggettivo piuttosto utilizzato nell'ambito del calcio, ma raramente abbinato ad una squadra che mantiene lo stesso allenatore per un'intera stagione Eppure Fabio Pecchia è riuscito nell'impresa di non trasmettere nulla al suo gruppo, a partire da agosto fino ad oggi, arrivando ad un punto della stagione in cui, guardandosi alle spalle, i veronesi vedono solo negatività. Oltre alcune sporadiche buone prestazioni contro buone squadre in piena crisi (3-0 al Milan, 4-1 alla Fiorentina, 2-2 col Torino), l'Hellas non ha pescato davvero niente di meritevole di una salvezza, che avesse a che fare con un senso d'appartenenza, un'idea di gioco, una giocata. Tutte le sterminate possibilità che offre il calcio di creare qualcosa di corale sono state ignorate da un gruppo già di per sé tutt'altro che di qualità, che poi disunendosi ha pian piano stabilizzato sempre di più la propria condizione, finendo per ridursi al niente più assoluto. Questo mentre le altre concorrenti alla salvezza si sono rafforzate, chi in una maniera chi nell'altra.

Il risultato è stato questo. Penultima peggior difesa, penultimo peggior attacco, penultimo posto matematico, davanti solo al Benevento dei record (negativi). Il rammarico ovviamente assale i tifosi veneti, al pensiero che forse qualcosa si sarebbe potuto fare di più. Le colpe si spartiscono in maniera equa fra un allenatore certamente complicato per tanti versi, una dirigenza che ad un certo punto avrebbe sicuramente dovuto smettere di supportarlo, un gruppo di giocatori che comunque non lo ha mai seguito completamente. L'unica cosa da cui potrà ripartire il Verona è lo spirito di Romulo, il proprio capitano, ammesso che non deciderà - legittimamente - di partire in estate. L'italo-brasiliano è apparso l'unico a metterci davvero tutto, nel fallimento generale, ed è tornato ai livelli di qualche anno fa. Ieri, la traversa colta da punizione dall'ex Juventus è stata il triste simbolo dell'annata disastrosa del suo club; eppure, proprio chi l'ha tirata quella punizione è l'unico che ha mostrato qualcosa, nella tristezza di tutto il resto.