È arrivato fra un po' di dubbi, ora è un giocatore fondamentale. Dovrebbe essere noto ai più che Blaise Matuidi, per diversi motivi, in estate non era la prima scelta della Juventus per ciò che riguardava il doveroso acquisto a centrocampo: poi è arrivato lo stesso e Massimiliano Allegri ci ha messo davvero poco a renderlo un punto fermo del suo undici. Anche perché la materia prima era di qualità assoluta.
Le sue caratteristiche principali sono note ai più: il francese agisce quasi sempre sul centro-sinistra, prevalentemente come mezzala in grado di garantire un pressing puntuale e degli inserimenti altrettanto puntuali, con o senza palla. In due parole: corsa e tempismo. Un operaio particolarmente saggio, un corridore mai banale, in grado di farsi trovare con costanza al posto giusto al momento giusto, con fisicità ed intelligenza che vanno a formare un identikit difficilmente ritrovabile nell'intero panorama della Serie A - o anche in quello europeo - e totalmente assente fino a questa stagione nello scacchiere della Vecchia Signora.
La sua utilità però non si limita alla fase di non possesso. Se infatti le doti dell'ex PSG sono fin troppo evidenti quando la palla è degli avversari, lui come ogni buon centrocampista sa anche fare tanto con la sfera fra i piedi, pur non essendo dotato di una gran tecnica. Il numero 14 juventino utilizza quasi sempre il piede sinistro ed un posizionamento perfetto per orientarsi in un ambito di giocate spesso simili fra loro, difficilmente contrastabili anche se nella loro semplicità. Il concetto lo espresse perfettamente il suo attuale tecnico al momento del suo arrivo a Torino: "Prende la palla, la muove e si muove. È anche difficile da marcare, non sta mai fermo". Anche qui il fulcro principale sta nel movimento, ma anche qui il risultato è un rendimento ben preciso e continuo, sia nell'ambito dei novanta minuti sia in quello di un'intera stagione.
Ed infine, a completare il quadro è lo scacchiere tattico che Allegri ha saputo magistralmente costruire attorno al transalpino. In particolare, il riferimento va al 4-3-2-1 visto per la prima volta l'uno dicembre scorso, nell'occasione della vittoria sul Napoli, e che da allora ha assunto sempre più la conformazione dell'undici titolare di Madama per questa stagione. In quest'ambito, Matuidi occupa la posizione di esterno in un 4-4-2 in fase di non possesso, attuando uno scivolamento esterno a cui le mezzali moderne devono ormai essere abituate: in sostituzione di Mandzukic, Charo ("affamato", soprannome affibiatogli in patria con tanto di canzone collegata) ha saputo interpretare uno dei ruoli classici del calcio, quello di mezzala di rottura, in una chiave moderna.
Utilità, intelligenza e duttilità: tutto questo, unito ad un'esperienza internazionale tutt'altro che irrilevante, rende il francese un perno fondamentale della Juventus e della sua nazionale. Un perno pronto per un finale di stagione fra campionato, finale di Coppa Italia quella Champions League che con un giocatore del genere appare un po' più vicina ai tifosi bianconeri.