Quest'oggi Fabio Borini ha rilasciato una bella intervista ai colleghi della Gazzetta dello Sport per parlare del suo momento attraverso un romanzo di Giorgio Faletti 'Niente di vero tranne gli occhi': "Prima semifinale e poi finale. Alto, fuori, addosso al portiere: calciai tre rigori e li sbagliai tutti, ma il mio primo allenatore, Stefano Roncasaglia, mi rimandava sul dischetto a tirarli. Quel torneo lì, il Tassi, non lo abbiamo vinto, ma a me, che ero un ragazzino, quella lezione mi è rimasta dentro".
Il giocatore rossonero ha poi parlato sia di Montella che di Gattuso: "Dagli occhi, ma non sono mai riuscito a capire se un allenatore mi avrebbe fatto giocare. Ci sono troppi fattori esterni. Guardi che io sono un iper-razionale e lo dimostro anche nei tatuaggi. Ad esempio, ho il Grillo Parlante di Pinocchio perché voglio una coscienza vigile. Poi c’è anche un Peter Pan con la maglia numero 9 perché desidero mantenere sempre e mie idee, e inoltre ho il nome scritto in cirillico. Se fossero due detective? Gattuso sarebbe quello più umano, più psicologo. Montella invece più investigatore alla ricerca di prove".
Nel libro si parla molto di vendetta, i colleghi della Rosea hanno chiesto a Borini se, nel suo caso, sia meglio parlare di rivincita: “Anche solo il fatto di essere venuto al Milan dopo è una rivalsa perché ho sempre creduto in me. Ma ce ne sono altre da prendermi e poi mi piace sempre vincere. Pensi che da piccolo baravo anche ai giochi pur di riuscirci. Qui è tutto da costruire. Secondo me non c’è migliore opportunità".
Ci sono tante differenze tra l'Italia e l'Inghilterra? "Da loro si passa più tempo a lavorare che a chiacchierare, lo spogliatoio è quasi sempre vuoto. In Italia invece si sta più insieme. Mi piacerebbe trasmettere il modo di approcciarsi alla partita che hanno in Premier. Qui da noi è troppo serio, pesante. Ritorno in Nazionale? Nessuno sa che ho partecipato a quell’Europeo. Non mi sono mai scaldato durante una partita, Prandelli non mi ha mai parlato. La Nazionale non mi ha mai considerato ed è anche per questo che sono tornato in Italia".
In chiusura l'ex Roma non si è nascosto: "In Serie A dico Juve, invece per l’EL direi il Milan. E così anche in Coppa Italia, ce la possiamo fare".