L’eco mediatica dell’eliminazione dell’Italia dal prossimo Mondiale di Russia non si è ancora esaurita. L’ultimo ad esprimere la sua in merito è Gianluca Vialli. L’ex attaccante di Sampdoria e Juventus è tornato sulla serataccia di San Siro in una intervista concessa alla Gazzetta dello Sport: “Avevo paura. E la paura è aumentata alla lettura della formazione. Ero a casa a Londra, ma non ho visto la partita. Ho fatto altre cose. Ogni tanto davo una controllata al telefonino. È stata una sofferenza. Da italiano che vive all’estero è ancora più doloroso. La prossima estate per chi ama il calcio sarà durissima”.
Un grossissimo problema per il movimento calcistico azzurro ma non solo, vista l’importanza che viene data al calcio in Italia: “Dobbiamo renderci tutti conto che il calcio ha delle ricadute in altri settori. Saltare un Mondiale significa creare problemi all’economia e togliere spensieratezza per un mese ad un intero Paese. Io però a questo punto, per non cadere nella depressione, voglio essere ottimista: mi auguro che questa batosta rappresenti l’opportunità per ripartire davvero da zero. La premessa doverosa è che la Nazionale va trattata con cura”. Adesso bisogna pensare da dove ricominciare e come: “Approvo il maggior potere ai manager all'interno della Lega e la riduzione dei club delle tre serie maggiori: il numero perfetto è quello sostenibile dal sistema. Giusta l'idea delle seconde squadre. Possono rappresentare un laboratorio interessante. Sì allo ius soli perché il mondo viaggia verso questa direzione e semaforo verde ad un'identità comune delle nazionali”, mentre sul versante prettamente di campo: “È vero che il nostro livello non è più quello di dieci anni fa, ma bisogna rivedere alcuni concetti base. La Nazionale deve tornare a rappresentare l'élite. Non si possono giocare bene 25 minuti in campionato e ritrovarsi la maglia azzurra addosso. La Nazionale bisogna meritarsela con un rendimento elevato protratto nel tempo. Lo dice la storia: hanno vinto il Mondiale le squadre basate su gruppi solidi, arricchite da inserimenti mirati. Lippi seguiva questa strada, Ventura l'ha sconfessata”.
Vialli ha le idee chiare su chi dovrebbe essere il nuovo condottiero: “Carlo Ancelotti. È rispettato da tutti, possiede equilibrio ed esperienza internazionale, ha vinto ovunque e parla le lingue. Farei di lui il Del Bosque italiano. Gli chiederei solo una cosa: abbracciare un progetto e sostenerlo fino in fondo. Mi piacerebbe vedere al suo fianco Paolo Maldini nel ruolo di club manager. Un dirigente modello Germania, alla Bierhoff, Ma occorre una rivoluzione culturale”. Infine, in merito alla solita questione dei troppi stranieri: “Andrei dall'Uefa e chiederei una deroga per compiere un intervento straordinario: limitare il numero degli stranieri per incoraggiare i club ad investire sui vivai. Abbiamo bisogno di qualità: dobbiamo ritrovare i Maldini, i Baggio, i Totti. Poi procederei alla riforma dei campionati”.