Una boccata d'ossigeno. Questo è stata, per Vincenzo Montella ed il suo Milan, la vittoria di domenica sera a Reggio Emilia, contro il Sassuolo. Tre punti preziosi, in un periodo a dir poco grigio per i rossoneri, che ne rilanciano la candidatura ad un posto in Europa, anche se la Champions, rappresentata dal quarto posto della Lazio, dista ancora nove punti con i biancocelesti che devono anche recuperare una gara. Il lavoro da fare per rientrare in linea con gli obiettivi di inizio stagione (appunto, un posto nelle prime quattro), è ancora tanto, ma un primo segnale positivo è arrivato, garantendo una sosta di due settimane quantomeno serena in quel di Milanello.
Eppure, domenica, il match del Mapei Stadium sembrava poter prendere decisamente un'altra piega: una prima mezz'ora piuttosto confusa, con tanti falli e palloni persi in mezzo al campo, ha visto sicuramente il Sassuolo più pericoloso, anche se Donnarumma non è stato mai messo realmente in difficoltà se non da una conclusione di Mazzitelli nella fase iniziale. Poi, quasi come se fosse scattato una sorta di interruttore, più o meno in coincidenza con l'occasione di Kalinic ispirata da un grande break di Kessié, il Milan è cresciuto, dominando l'ultimo quarto d'ora del primo tempo e trovando il vantaggio con Romagnoli.
Nella ripresa, il Sassuolo ha provato a reagire, ma assorbita la botta i rossoneri hanno ripreso campo, raddoppiato con una magia di Suso dopo diverse occasioni fallite e controllato bene il possesso palla, cosa non scontata vista la tendenza alla distrazione di questa stagione, nel finale.
Proprio da quell'ora di gioco potrà ripartire Montella, che ha trovato diverse risposte, positive e negative. In primis la difesa, con la linea a tre attenta in anticipo e quasi mai in difficoltà nel coprire la profondità. L'intesa tra Bonucci, decisamente più tranquillo ieri rispetto alle ultime uscite, e Romagnoli migliora. La presenza di Zapata, poi, più stopper puro rispetto a Musacchio, ha contribuito a rendere più efficace la marcatura sugli esterni neroverdi, raddoppiati quasi sempre coi tempi giusti. Rinunciare ad un Rodriguez irriconoscibile nelle ultime uscite si è dimostrata scelta azzeccata: Romagnoli, al netto di qualche errore di troppo in impostazione, ha giocato una gara lucida ed ordinata, mentre Borini ha garantito la solita spinta continua riempiendo la fascia nelle due fasi.
Notadolente sicuramente l'infortunio di Calabria dopo meno di 15 minuti: dovesse rivelarsi un problema rilevante, aggiungendosi al lungo stop di Conti, lascerebbe Montella con il solo Abate come tornante destro, a meno di non voler riportare su quella fascia lo stesso Borini. Tra i plus, invece, va annoverata la gara di Kessié e quella di Montolivo: il giovane ivoriano sembra aver smaltito la fatica accumulata che lo aveva fatto sembrare decisamente appesantito, tornando a fornire il suo apporto cruciale sia in fase di recupero palla che con i suoi continui (seppur non sempre precisi o ben serviti) inserimenti. L'ex-capitano ha regolato bene i tempi del centrocampo, cosa che non è quasi mai riuscita a Biglia, spendendosi anche in un paio di lanci da applausi. Il dinamismo è comunque minimo, ma sicuramente in questo momento sembra più centrato dell'ex-Lazio. Ancora male, invece, Hakan Calhanoglu, capace di regalare un paio di conclusioni d'autore e poco altro, ancora troppo discontinuo. La sensazione è che quella di mezzala non sia la sua posizione prediletta, e che fatichi tantissimo a gestirsi quando è preso nel bel mezzo dell'azione, rallentandola spesso.
Montella continua ad insistere proponendolo come raccordo tra centrocampo e attacco, ma probabilmente il turco ha bisogno di ricevere palla sui piedi più vicino all'area di rigore per mettere in mostra tutto il suo potenziale sia in creazione di occasioni che in finalizzazione. Davanti, molto bene Suso, che ha approfittato degli affondi di Borini, sempre molto alto sulla fascia mancina, per staccarsi e partire dalla sua posizione prediletta, da ala destra, rendendosi pericoloso anche quando Abate non gli garantiva una sovrapposizione. Qualcuno fa notare un filo di egoismo di troppo, ma è una caratteristica intrinseca dello spagnolo, e finché le prestazioni gli danno ragione non può essere motivo di critica. Può esserlo, invece, l'inserimento di Kalinic nel 3-5-2: il croato scalpita, si muove, ma sembra continuamente corpo avulso al resto della squadra. Nessuno appoggia il suo pressing solitario sui difensori di Bucchi, ed i suoi movimenti spesso sono letti in anticipo. Si fa ben notare con un paio di sponde, questo si, ma la sensazione è che manchi ancora qualcosa per farlo girare al meglio. Forse tornare a segnare, e riacquisire fiducia, può essere una chiave.
Insomma, un Milan promosso, con qualche esperimento riuscito e qualche altro meno, ma quel che è sicuro è che per andare a giocarsela, dopo la sosta, a Napoli, servirà una prova di maggior spessore. La sensazione è che troppo spesso i giocatori di montella sentano addosso pressione, paura di sbagliare, e che questo ne condizioni intesa e rendimento nell'arco dei novanta minuti. Al San Paolo il clima sarà sicuramente ostile, ed i rossoneri potranno testare la loro tenuta psicologica, oltre a quella fisica.