Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Se ogni giocatore avesse metà del suo spirito combattivo probabilmente le altre squadre giocherebbero in ventidue. Corre, lotta, attacca, difende, salva e segna: in due parole, Mario Mandzukic. Ride poco e quando scende in campo gli avversari di certo non sorridono. Il cambio di ruolo non ha intaccato minimamente le sue qualità, quelle di centravanti sono rimaste le stesse tanto che, in questa stagione, ha segnato le stesse reti di Gonzalo Higuain: 4 reti in 11 partite, di cui 2 in Champions League, competizione in cui è attualmente il miglior marcatore della Juventus.
Da buon croato fa fatica a sorridere ma quando la butta dentro, spesso negli ultimi tempi, corre alla ricerca dell'abbraccio del pubblico; corre perché sa di incarnare lo spirito combattivo e battagliero della Juventus di Allegri; corre e non si ferma mai perché a questi livelli qualcuno può cancellarti, può spazzarti in via in pochi attimi come successo a Barcellona ma lui li non c'era. Nella sfida contro lo Sporting Lisbona è stato, ovviamente, il migliore in campo non solo per la rete decisiva visto che, a fine partita, Mandzukic è stato il calciatore con più sponde e più palloni recuperati durante l'arco del match. Sembra avere il dono dell'ubiquità, un calciatore diventato totale che nello spazio di dieci secondi passa del difendere all'attaccare e viceversa senza il benché minimo accenno di fatica.
Non c'è dolore, non c'è paura e non c'è stanchezza in lui tanto che segna nel finale come se fosse fresco come una rosa, plana dalla destra e gonfia la rete. E quando lui segna la Juventus vince quasi sempre e i numeri lo dimostrano: l'ex attaccante del Bayern, infatti, ha segnato in 27 partite, delle quali la Juve ne ha vinte 26 con la sola sconfitta di Cardiff che, però, pesa ancora come un macigno. L'aveva messa dentro anche li, Mario, con un gol da fantascienza, una rovesciata volante sotto l'incrocio. Un gol da cineteca che non è servito a nulla, però. Otto mesi da ala, otto mesi da quel Juventus-Lazio in cui Allegri lo ha messo sulla sinistra nel nuovo 4-2-3-1 con attacco a cinque stelle.
Da quella partita non si è più mosso da li e le statistiche parlano per lui: in questa stagione ha la stessa media gol del 2015-16 quando faceva il centravanti (0,36). Fa più assist (da 0,14 a 0,18) , tira più nello specchio (da l 56% al 69%) e recupera una montagna di palloni (da 1,67 a 4,09). L'ultimi dato lascia a bocca aperta considerando che il soggetto in questione ha 31 anni e che nella sua vita ha sempre giocato centravanti ma che, allo stesso tempo, ha sempre lottato e corso per quattro o anche di più. Inoltre, con 4 gol in 4 partite giocate consecutivamente in Champions ha raggiunto David Trezeguet, che aveva avuto lo stesso score nel 2001 e in questa stagione è il bianconero con più presenze da titolare (11 su 12 partite).
"Mario ha un motore diverso dagli altri", parola di Allegri che con il numero 17 Croato ha un rapporto speciale, perché lui è un calciatore speciale. Uno di quelli che amano la battaglia, che in dieci secondi passano da una metà campo all'altra senza stancarsi mai, uno di quelli che valgono per tre. Mario Mandzukic, uno e trino.