Gianni De Biasi non dimentica l'Italia, Nazionale in cui è nato e con cui ha mosso i primi passi sia da calciatore che da allenatore. Intervistato in esclusiva da La Gazzetta dello Sport, l'attuale tecnico del Deportivo Alavés ha detto la sua sul momento poco felice degli Azzurri, confermandone però la forza tecnica di base: "Andremo al Mondiale al 100 per cento via playoff, se non succede qualcosa di inenarrabile. Come squadra possiamo soltanto crescere e nei momenti cruciali ci compattiamo. Non è questo il caso, ma spesso dobbiamo toccare il fondo per dare forma alla disperazione. E comunque il playoff non è una tragedia".

Importante, anche il passaggio sulla sua candidatura come CT, sfumata a causa di questioni contrattuali con la nazionale albanese di calcio: "Un po’ mi sono sentito scippato, ero in vantaggio. Ma ero occupato con l’Albania e non sono riuscito a liberarmi. È andata diversamente, nessuna invidia. Con la Macedonia si poteva e doveva vincere: il calcio riserva queste sorprese. Ma ci qualificheremo, anche se a Scutari sarà dura. L'Albania la conosco bene: è e resta lontana tecnicamente e per mille altri motivi: storia, qualità dei singoli, esperienza. Ma non mancano grinta, tenacia e voglia di stupire. E con Panucci hanno qualcosa in più: il desiderio dei giocatori di mettersi in mostra con il nuovo tecnico. Punti di forza? Determinazione. E organizzazione".

Nuovo tecnico dell'Alavés, incaricato di raggiungere la salvezza in Liga, De Biasi racconta inoltre il motivo della sua scelta: "Sono io che ho voluto l’estero. Mi piace la dimensione, un piccolo club in una città di 240 mila abitanti, una società seria e organizzatissima, non solo calcistica: la squadra di basket va spesso in finalfour di Eurolega. Alla prima abbiamo vinto segnando due gol. Eravamo a zero punti con un solo gol fatto. Speriamo. La differenza tra Spagna e Italia c'è, per qualità, impostazione, ricerca del gioco. Sia con le nazionali sia con i club che dominano da anni le coppe". 

In ultimo, l'ex tecnico dell'Albania ha detto la sua sul bacino tecnico italiano, con molti giovani talenti pronti ad esplodere: "Giovani sopravvalutati? Ma i giovani bisogna aspettarli e curarli. Con pazienza. In un momento possono perdere il contatto con la realtà. Il fatto è che da noi si fatica a farli giocare e di questo risente anche la Nazionale. Tranne l’Atalanta. Gasperini c.t.? Non ci sarebbero problemi per uno come Gian Piero. Tutti i c.t. hanno poco tempo e quindi devono essere bravi a organizzare poche cose e semplici. Fare le cose facili è la cosa più difficile, mi creda".