Walter Novellino ha dato una decisa sterzata all'Avellino, come confermano i punti conquistati nella scorsa stagione e la posizione attuale di classifica degli irpini. Da avellinese doc, il tecnico è natio di Montemarano, Comune di circa tremila anime sorto proprio i provincia d'Avellino, Novellino ci mette sempre qualcosa in più in ogni sfida, quella voglia di fare bene che ha permesso ai suoi ragazzi di rimontare contro l'Empoli nella scorsa sfida di campionato: "Eravamo sotto di due gol sporchi - ha detto il tecnico durante una sua intervista a La Gazzetta dello Sport - ma è montata una voglia incredibile di non arrenderci, di giocarcela, trascinati da un gran pubblico. In quei casi ti senti come in sella alla Yamaha di Valentino Rossi, non hai paura di accelerare. E quella spinta ti porta a vincere. E' una squadra mia, è stata costruita apposta così".

Una prestazione importante ma che, per l'esperto tecnico, non deve far distogliere dagli obiettivi minimi, ricordando quei punti mancati che, senza la giusta attenzione, potrebbero essere pagati amaramente: "Con più di fortuna potevamo essere più in alto, abbiamo sbagliato 2 rigori e a Cremona ci hanno annullato un gol valido". Un tocco però di coraggio non manca, al tecnico ex Sampdoria: "Promozione? Servono continuità, pazienza, una società forte, non farsi abbagliare dalle illusioni. Abbiamo un percorso: arriviamo a 50 punti e poi vediamo. Uso la metafora dell’alpinista: per scalare la montagna deve conoscerla, fare le mosse giuste, sapere dove può andare e dove no. I prossimi passi sono Bari e Salernitana. Favorite? Il paracadute crea enormi disparità. L’Empoli ha preso un giocatore fantastico come Caputo a 2,5 milioni, chi altri avrebbe potuto? E poi il Palermo, Zamparini piange ma ha una rosa di alta qualità. Dopo le solite note c’è un gruppo che sgomita, l’Avellino è lì".

Inevitabile, poi, un accenno sul suo passato nell'avellinese: "Da piccolo mi chiamavano Monzon perché io e la mia famiglia eravamo appena tornati dal Brasile. Mi tornano in mente le medie dove imparavo solo allora a parlare italiano, e quelle partite tra compagni che non finivano più. Oggi mi trovo bene, ma con emozioni amplificate e un entusiasmo che cerchi di trasmettere a tutti. Ringrazio sinceramente chi mi ha portato qui. Potevo andare in Romania, in Polonia, in Inghilterra, ma non poteva esserci scelta migliore di questa.  Legge del Partenio? Da giocatore non ci ho mai vinto. Da allenatore sì, all’esordio, 3­0 con il Perugia. Ma contro l’Avellino la gara che più ricordo è quando allenavo il Gualdo: 1995, spareggio per la B, a Pescara i nostri erano mille e gli irpini quindicimila. Vorrei farlo vedere ai miei ragazzi quel video".