Ripartire dalle prime tre partite e dalle prime tre prestazioni offerte contro Sampdoria, Bologna e Torino. Archiviare il prima possibile gli scontri e le batoste rimediate da Napoli e Roma: dieci gol complessivi al passivo, nessuno all'attivo, ed un atteggiamento complessivo di inferiorità netta, schiacciante, a tratti umiliante. Partenopei e romani sono squadre di ben altra pasta, di altro fatturato e di altra qualità, lo si sapeva alla vigilia di queste due partite, lo è stato confermato ampiamente dopo i quattro giorni che hanno visto il Benevento di mister Baroni soccombere prima al San Paolo (6-0), poi al Ciro Vigorito contro Dzeko e soci (0-4). 

Non c'è storia contro squadre di questo calibro, non c'è Benevento che tenga, al di là delle assenze, delle scuse legittime o meno. Manca qualcosa ai sanniti, è palese, anche se il campionato e la salvezza difficilmente passeranno dalle sfide contro le prime cinque o sei corazzate della Serie A. Le due partite appena giocate hanno dimostrato tutta l'ingenuità e la fragilità di una squadra vergine a questi palcoscenici, fin troppo vulnerabile difensivamente, ma prima ancora mentalmente. Motivo per il quale Baroni dovrà esser bravo, in questi giorni che separano gli stregoni dalla importantissima trasferta di Crotone contro una diretta rivale per la salvezza, a resettare mente e corpo dei suoi. Più facile a dirsi, che a farsi. 

Difficile non pensare al trend generale di queste ultime due partite, difficilissime da digerire e da mandar giù. Questione di motivazioni, di fame, di ambizione. Archiviare come incidenti di percorso fisiologici questi dieci gol al passivo potrebbe risultare la chiave di volta per ottenere il primo sorriso stagionale all'Ezio Scida, in Calabria. L'ottica dei calciatori del Benevento, e nella testa di Marco Baroni, deve essere necessariamente questa: rimuginare o guardare agli errori commessi contro Napoli prima e Roma successivamente può sì avere un effetto curativo, ma che potrebbe restare fine a se stesso guardando alla disparità di valori espressi in campo.

Molto più proficuo invece potrebbe diventare il discorso rapportandolo ad una squadra, il Crotone, che non vive un periodo migliore, anzi, che fondamentalmente naviga nella stessa condizione dei campani. La squadra di Nicola, sebbene parta da un praticantato nella massima serie di una stagione, sta vivendo le stesse ed identiche difficoltà dei sanniti, sia in termini di gioco che di risultati. Scarsa produzione offensiva, una solidità difensiva che soltanto a tratti riesce a risultare tale ed un entusiasmo che stenta a decollare. Sia Crotone che Benevento sono già con le spalle al muro, paradossale per essere soltanto alla quinta giornata di campionato. Baroni si gioca però molto di più rispetto a Nicola, perché il viaggio calabro potrebbe essere l'ultimo per il toscano in caso di sconfitta.

Sebbene sia prematuro fare discorsi del genere, la spada di Damocle che pende sul tecnico della storica promozione in A è sempre più vicina al collo. Serve un'inversione di rotta, di tendenza, mentale prima ancora che tattico e tecnico. Spirito di sacrificio e unità d'intenti, oltre ad un pizzico di fortuna che non guasta mai, il quale sembra aver voltato le spalle al Benevento dopo aver trascorso l'estate più bella della propria storia.