Criticati, caparbi, spettacolari, vincenti ed anche catenacciari quando serve. Queste sono solo alcune delle parole adatte a descrivere quella che è la storia della nostra nazionale italiana, una squadra fatta da nomi su nomi e goal su goal.

Nella storia di questa nostra gloriosa nazione vi sono nomi che rimarranno impressi negli annali, da chi ha iniziato la sua storia già in quel di Roma quel glorioso 10 giugno 1934 quando in uno storico incontro l'Italia battè la Cecoslovacchia per 2-1 ai tempi supplementari con la rete di Angelo Schiavio. Fu proprio la bandiera del Bologna e nostro centravanti di sfondamento a regalare la vittoria della competizione mondiale agli azzurri. Il primo storico successo mondiale destinato, anch'esso, a rimanere impresso negli annali e negli almanacchi storici.

Dalla magica Italia del 1982 di Rossi, Francesco Graziani, Marco Tardelli e Alessandro Altobelli a quella più recente e vicina a noi straordinaria nazionale del 2006 di De Rossi, Francesco Totti, Marco Materazzi e Alessandro Del Piero. Tanti parallelismi e coincindenze, una tra le altre? La vittoria.

Proprio la vittoria che ci sorrise anche nel 1938 quando furono Silvio Piola, Giuseppe Meazza e Gino Colaussi, tra gli altri, a regalare il mondiale per la seconda volta al popolo italico a discapito degli ungheresi che nella finale di Colombes, in Francia, si contrapposero agli azzurri uscendo sconfitti.

Sconfitta, che amara parola. Eppure anch'essa ci colpì, dapprima negli Stati Uniti, precisamente nel 1994, quando il Divin Codino mandò alto dal dischetto il proprio penalty regalando il successo al Brasile dei vari Romário e Dunga. Quest'aspri sentimenti di sconforto ed impotenza ci beccarono torturandoci e riempiendo le nostre orecchie ed i nostri pensieri con voci di amarezza anche nel 2012, quando agli europi furono gli spagnoli a gioire e noi italiani a gettarci nello sconforto.

Una nazionale ricca di storia, che di certo non si vuole fermare nemenno dinanzi allo strapotere delle estrose nazionali di Spagna e Brasile o alla concretezza tipica della rappresentativa tedesca. La nostra squadra è viva e vuole tornare a competere tra le più alti vette a partire dal gruppo che concorre alla qualificazione ai mondiali di Russia 2018 a chi come i ragazzi dell'under 21 è pronto a scalare, scartare e dribblare il mondo.

La nostra rosa è stata, è e sarà sempre accomunata da fame e fama.

Dai nomi che tutto il globo ci invidia quali Gianluigi Buffon, Gaetano Scirea, Sandro Mazzola fino ad arrivare a Franco Baresi e tanti altri che nel corso delle loro gloriose carriere hanno avuto modo di onorare la maglia degli Azzurri: in fondo ognuno di loro ha una goccia di sangue blu o per essere precisi meglio dire azzurro.

Una rosa in continuo aggiornamento, un continuo passaggio di testimone che vede transitare i nostri compatrioti più eccelsi nel mondo del pallone.

Un passaggio di consegne che avverrà a partire dal prossimo anno, quando sarà Gianluigi Buffon a lasciare, salvo sorprese, le chiavi delle porta azzurra a Gigio Donnarumma. Un cambio di guardia che ha dello storico.

Tra i vari cambi di guardia vi sarà quello di Andrea Barzagli da giovane promessa al mondiale 2006 a veterano della nazionale maggiore pronto a lasciare il proprio posto a Mattia Caldara e Daniele Rugani, con l'augurio che possano difendere la nostra area dalle incursioni estranee. Ricordiamo sempre che noi italiani abbiamo un motto, non lo ricordate? Provate a domandare ai vostri nonni oppure agli austro-ungarici!

A centrocampo sarà la nazionale di Lorenzo Pellegrini, Stefano Sturaro, Marco Verratti e tanti altri che tenteranno di ripercorrere le gesta dei loro illustri predecessori che con tecnica come Andrea Pirlo o con foga agonistica e tanta umiltà hanno sempre ben rappresentato lo spirito combattivo della nostra gloriosa squadra quali Gennaro Gattuso e Daniele De Rossi.

In attacco note liete tra un passato irrangiungibile composto da uomini del calibro di Silvio Piola o Roberto Baggio e giovani ragazzi erranti pronti a gonfiari le reti con forza come Immobile, pronti a suonare la carica come "Il Gallo" Andrea Belotti e chi preferisce accarezzare il pallone con tocchi tanto vellutati tanto velenosi quali quelli del napoletano Lorenzo Insigne.

La nostra nazionale è il nostro futuro, da chi ormai ne fa parte con costanza a chi invece attende convocazioni ed esordi in grandi palcoscenici quali Audero, Romagna, Locatelli, Barella, Cutrone e chi attende di staccarsi definitivamente dal nome e dalle pressioni portate dall'illustre padre quale Federico Chiesa che sulle orme di papà Enrico tenterà di segnare per la maglia azzurra.

Il futuro è il nostro, basta solo agguantarlo in presa alta con l'aiuto di Mattia Perin senza mollare mai come Alessandro Florenzi.

Siamo il futuro che corre verso nuovi palcoscenici, verso un altra data da aggiungere alle seguenti: 1934, 1938, 1982 e 2006.

Il cielo è azzurro da Palermo a Milano, da Torino a Bari, da Firenze a Roma. Infondo si sa, noi italiani siamo così.