Vittoria di carattere quella ottenuta ieri pomeriggio, all'Artemio Franchi, da parte della Fiorentina di Stefano Pioli. Dopo aver inciampato nelle prime due uscite stagionali, la pausa per le Nazionali sembra aver dato la linfa giusta alla truppa gigliata, il cui nuovo corso fatto di giovani di belle speranze inizia ad intraprendere la strada giusta. Mentalità ancora da acquisire, ma spirito di sacrificio e, per ora, carattere, sono stati ampiamente dimostrati non solo nel successo contro i felsinei, il primo tra le mura amiche, ma anche nelle altre gare disputate. La crescita passa da qui, dalle difficoltà incontrate all'esordio contro l'Inter di Spalletti nonostante l'onorevole prova, dalle delusioni come la sconfitta interna rimediata contro la Sampdoria, e dalla capacità di reazione. 

Non era facile, per una squadra così giovane ed appena allestita, dopo le prime due giornate nelle quali i segnali erano per lo più negativi, ritrovare la retta via e sbarazzarsi di critiche e scetticismo. Ed invece, la cinquina in terra scaligera ha invece avuto l'effetto curativo che Pioli e la dirigenza fiorentina speravano, prima delle conferme avute nella gara di ieri. Se la trasferta di Verona ha rappresentato un primo banco di prova, sebbene poco probante per l'andamento della gara e della truppa di Pecchia, quello di ieri contro una squadra solida, arcigna e già rodata come quella di Donadoni era, ed è stato, un primo punto di conferma che il lavoro è stato intrapreso nel modo giusto. 

Resta più di qualcosa da limare, sotto il punto di vista del gioco e della tattica, è ovvio. Guai se fosse altrimenti. La capacità di fronteggiare le difficoltà del primo tempo, con un Bologna tutto rintanato, stranamente, nella propria trequarti, ha fatto sì che la squadra si rendesse immediatamente conto delle difficoltà e reagisse di conseguenza. All'atteggiamento timoroso ed un minimo impaurito del primo tempo, condizionato dalla paura di non sbagliare ancora davanti al pubblico amico, è seguito un modus operandi molto più coraggioso ed in parte sfrontato. La scossa, da leader - paradossale se si pensa all'età del protagonista in causa, - l'ha suonata Federico Chiesa, 'veterano' del gruppo. Rappresentare il leader tecnico, ed in parte anche carismatico in campo, della rosa, può essere un'arma a doppio taglio per il figlio d'arte di Enrico, il quale tuttavia sembra aver accettato il proprio destino e vestito i panni dell'eroe, continuando a caricarsi la squadra sulle spalle e sciorinando prove degne di altra maturità. 

Il gol che ha stappato la gara è da antologia, rimanda al passato, alle gesta dei migliori. Non solo quello però nella gara di Federico, destinato a diventare grande nei prossimi mesi. Strappi continui, giocate quasi mai effimere e sparse al vento, efficace nonostante la lucidità venga meno con il passare dei minuti. Questa Fiorentina non può fare a meno di lui, così come non sembra poter fare a meno della cerniera di centrocampo formata da Badelj e Veretout, i quali si muovono all'unisono e si completano splendidamente. Si muove bene ed è sempre nel vivo della gara anche il Cholito Simeone, punta di diamante del mercato estivo dei viola, il quale anche se non ha molte occasioni per mettersi in luce in zona gol si batte con la solita caparbietà ed il solito fare umile e guerriero. Piace, e non poco. 

Non possono mancare tuttavia anche le note stonate. A partire da Marco Benassi, avulso dalla manovra ed incapace nel trovare nel ruolo di trequartista gli spazi giusti da attaccare. Servirebbe ben altro giocatore in quel ruolo, Saponara per dirne uno, con l'ex Torino che sarebbe molto più a suo agio con più campo da aggredire, in un centrocampo a tre che sembra tutt'altro che di impossibile fattura. L'atteggiamento degli ospiti non agevola chiaramente il suo compito, ma così come Thereau fatica ancora a trovare le giuste misure. L'ex Udinese ha però il merito, e le qualità tecniche, per rendersi pericoloso mettendosi in proprio, sebbene lo faccia a strappi. Da registrare anche qualcosa dal punto di vista difensivo, con il Bologna che con Taider e Palacio ha messo spesso a soqquadro la retroguardia di casa. 

La vittoria resta meritata, frutto di una pressione costante e di una produzione che, sebbene sia minore rispetto agli sforzi profusi nell'arco dei novanta minuti, è servita alla giovane Fiorentina per capire su quali punti lavorare maggiormente per provare a migliorare ancora. Testa bassa e pedalare, con Pioli che al momento sembra aver toccato le corde giuste in un gruppo che inizia a conoscersi sempre meglio e a remare tutto nella stessa direzione.