"Emozionato no. Piuttosto sono curioso di capire cosa succede non solo sul piano sportivo ma anche su quello sociale e personale. A Napoli ci sono stati i fuochi d’artificio quando abbiamo conquistato la serie A e quindi suppongo che ci sia un feeling. Mi farebbe piacere constatare che non venga annullato per una partita di calcio".
A testa alta, nonostante le difficoltà di una partita che vede il Napoli di Maurizio Sarri partire nettamente favorito contro il suo Benevento. Tuttavia, Oreste Vigorito, spera di godersi l'atmosfera del primo derby contro i partenopei da presidente del Benevento, una sfida particolare che porta con sé una dedica particolare, quella al fratello Ciro.
"La A col Benevento? Era una nostra promessa. Quando presi il Benevento era lui l’esperto di calcio. Ad un certo punto gli chiesi senza presunzione: “Ma un giorno andremo in A?”. Lui mi rispose: “In tre anni si può fare ma non ci si riesce sempre”. Oggi la nostra promozione è di rimanere in A. Altrimenti sono le promesse degli innamorati di 18 anni che girando l’angolo si fidanzano con altri".
Un legame, quello a Napoli città, non da poco. Vigorito parla così, ai microfoni de "il Roma", del suo rapporto con il capoluogo campano: "Certo, non dimentico di vivere in questa città. Le racconto un aneddoto che nessuno sa. Il primo regalo del diploma da parte di mio padre è stato un abbonamento di Curva B. All’epoca tifavo per Careca, Giordano, Maradona. È naturale che adesso tifo Benevento ma non nascondo che conservo nel mio cuore la prima simpatia. Sono curioso di vedere la mia reazione. Una sconfitta eventuale sarebbe meno amara. Mi auguro che sia una bella partita".
Si passa alla sfera sportiva, quella legata alla gestione, lungimirante e vincente, del Benevento, al quale spetta un record unico, quello di aver centrato la promozione dalla C alla A nel giro di pochissimi mesi: "Personalmente ho sempre cullato dei sogni. E sono belli quando si avverano. È successo raramente che una famiglia investa come noi e resti per undici anni in C. Facendo un attimo i conti, tenendo presente i i casi Monopoli e Sorrento, noi abbiamo conquistato una promozione ogni due anni. C’è poco da fare: il lavoro e gli investimenti devono dare dei risultati. A lungo andare qualche sforzo viene anche ricambiato. Un uomo da solo non può fare nulla. Tanti sono stati i fattori. Prima di tutto l’entusiasmo. Abbiamo fatto un finale di stagione in maniera splendida. La città, che inizialmente era pessimista, ci ha sostenuto".
Tuttavia, qualche merito è anche il suo, in primis quello di aver creduto ciecamente nel lavoro e nelle capacità di mister Baroni: "Se proprio devo peccare di modestia allora dico che ho avuto la capacità di non aver esonerato il mister nei due mesi di crisi. Da febbraio fino a metà aprile abbiamo consumato tanti punti. C’erano molti corvi sul Benevento e su Baroni. In quel momento ho avuto la razionalità di capire di non mandarlo via. Nel calcio arriva sempre il momento nero. Ho utilizzato i miei dieci anni di esperienza. Quando si cambia si ammette di aver sbagliato. Ne ho fatti tanti di sbagli ma ora sto cercando di limitarli".
Dalla scrivania al campo, con il derby contro il Napoli che incombe. Domani pomeriggio, al San Paolo, i sanniti proveranno a sbloccare quella quota zero dalla propria classifica, immeritata per quanto visto nelle prime tre uscite: "Cosa mi aspetto? Che i miei ripetano la gara con il Torino. Abbiamo giocato contro tanti campioni domenica scorsa. L’attacco granata vale da solo l’intera città di Benevento. Poi la solita ingenuità ci ha portato alla sconfitta per la seconda volta. A Napoli mi auguro di non perdere per inesperienza. Non me ne voglia nessuno, ma se blocchiamo il Napoli sarà una bella soddisfazione. E come aprire una bottiglia di champagne anziché una di spumante".
Il tutto, come detto, nella speranza che si assista sugli spalti ad una festa, nonostante la mancata concessione di un altro migliaio di biglietti da parte del Napoli ai sanniti: "Ho addebitato questa mancanza di biglietti al Napoli. Mi è dispiaciuto molto. Noi abbiamo ufficialmente richiesto un aumento della disponibilità alla società azzurra e non abbiamo avuto risposta. Anche il cugino di campagna se viene a trovarti la casa è sempre aperta.... Mandare mille biglietti per una partita che si gioca in uno stadio di sessantamila spettatori è davvero poco. Che posso dire, mi auguro che quei mille fortunati riescano a stare al passo dei napoletani".
Infine, una lunga ed argomentata risposta sulle migliorie da apportare alla Serie A ed in generale al calcio italiano. Questo il parere di Vigorito: "Si dovrebbe ridurre lo strapotere dei procuratori e far diventare il contratto di lavoro adeguato ai rapporti di chi dà uno spettacolo e di chi lo procura. Ci sono troppe abnormità. Tanti anni fa sembrava il contratto di schiavitù ora è troppo libero. Serve assolutamente la riduzione dei contributi per evitare di favorire il nero. Se io in serie C pago 100mila euro di stipendio ad un calciatore ne devo sborsare 250mila di contributi. In questo modo si fanno i famosi patti di non trasparenza. Qui non si parla di non voler pagare il calciatore ma il rapporto deve essere paritario. Se sei di fronte ad una forzatura questo mercato continuerà a lievitare e ci sarà sempre malumore. Ecco, quindi, che poi poi nella pratica, per tenerci Insigne, per esempio non badiamo a spese".