Cambiano gli interpreti e cambiano le dinamiche in campo ma restano intatte le ambizioni della Juventus. La parola d'ordine è sempre vincere, anche se la linea dirigenziale sta portando un sostanzioso rimescolamento delle carte anno dopo anno. Sta ad Allegri rimettere mano alla squadra in essere, prendere le misure e cucirle addosso il miglior abito possibile. Le uscite di Dani Alves e Bonucci e le successive prove in pre-season e Supercoppa avevano già dato un forte segnale su cosa lavorare. I primi tempi contro Cagliari e Genoa hanno confermato il problema: la fase difensiva, in senso ampio, va migliorata.

La Juventus ottiene altri tre punti nella seconda giornata di Serie A, superando il Genoa per 2-4. La squadra di Jurić capitola sotto i colpi di uno strepitoso Dybala dopo aver incendiato la gara con il doppio vantaggio nei primi 6' di gioco. La forte propensione alla fisicità, le marcature a uomo e l'abilità nel ripartire velocemente scalfiscono il friabile muro bianconero nella prima frazione. La retroguardia risente in avvio della partenza in quinta dei rossoblu. Su entrambi i goal prevalgono, però, errori individuali e casualità.

Nel primo caso, il flipper che porta all'autorete di Pjanić scaturisce da un approccio superficiale. Chiellini prova lo stop di petto ma consegna il pallone a Pandev; il macedone è affrontato dal binomio Sandro-Mandžukić senza convinzione e può involarsi in area. Il cross teso carambola prima sul piede di Chiellini e poi sulla coscia di Pjanić beffando l'incolpevole Buffon. Il secondo caso coincide con l'assegnazione del rigore attraverso l'assistenza video (VAR). L'azione del Genoa convoglia sempre a destra; Lazović crossa il pallone che subisce una leggera deviazione e termina sui piedi di Taarabt. Il marocchino, accentratosi e senza marcatura, imbuca per Gălăbinov (in leggero offside): Rugani lo tocca da dietro e commette fallo. L'attaccante bulgaro non sbaglia dal dischetto.


Costruzione dal basso

La linea difensiva ha visto Lichtsteiner, Rugani, Chiellini e Alex Sandro nelle prime due giornate di Serie A. Rispetto a Bonucci, che aveva la sua peculiarità più marcata nel lancio lungo, i due centrali Azzurri giocano palla a terra. I traccianti sono per lo più orizzontali per muovere le maglie avversarie e raramente si prova la verticalizzazione. Rugani è certamente un buon giocatore nel muovere il pallone nelle zolle giuste, anche se i rischi presi sono limitati. Con il Genoa, dal punto di vista della costruzione, è stato il migliore con il 94% di passaggi completati. Quando c'è difficoltà nel risalire il campo, è però Pjanić a scendere tra Rugani e Chiellini per la cosiddetta «La salida Lavolpiana».

Lo stesso tipo di lavoro lo esegue con personalità anche Rodrigo Bentancur, all'esordio ufficiale in bianconero, nel quarto d'ora finale. Le qualità tattiche e tecniche dell'uruguayano congelano il possesso, tenendo a bada il forcing del Genoa. Questa fase di gioco è senza ombra di dubbio da migliorare, soprattutto con due mediani in mezzo al campo (Pjanić, in seguito, potrebbe essere sempre più oggetto di marcatura a uomo). L'acquisto di Höwedes porta grandi benefici in questo senso. Il tedesco è un giocatore che ricorda molto Barzagli, con diversi anni in meno: tecnico, carismatico, pulito negli interventi e bravo nell'uscita con il pallone. Non passerà molto prima di vederlo titolare.

Transizioni negative

La risposta di carattere della Juventus al 2-0 è incoraggiante con gli avversari che optano quasi esclusivamente per la copertura. Le difficoltà più evidenti dei bianconeri non sono tanto nella costruzione dal basso (nonostante Pjanić debba abbassarsi spesso per far salire il pallone), quanto nelle transizioni negative. Il Genoa si piazza tutto nella propria trequarti e imposta il proseguo della partita sui lanci a Gălăbinov e sui contropiedi. La giornata no di Rugani fa si che l'attaccante vinca qualsiasi duello. Colpa solo ed esclusivamente di Rugani? Assolutamente no. Se la difesa soffre è perché non coordinata con gli altri reparti.

La facilità con la quale il Genoa ribalta l'azione è disarmante. La criticità è ravvisabile nell'enorme distanza tra la linea dei difensori e quella dei centrocampisti. Portando il primo pressing, Pjanić e Khedira seguono passo-passo gli attaccanti accorciando mentre i quattro difensori rimangono bloccati o indietreggiano. Un controsenso che crea voragini e grosse occasioni in parità o superiorità numerica. L'errato esercizio dell'elastico difensivo tiene sulle spine i bianconeri per 3-4 volte nella prima frazione.

Come migliorare

I goal presi, come già affermato in precedenza, sono frutto più di errori individuali che collettivi. La condizione psicologica (approccio alla gara) e fisica (molto meglio nella ripresa con Matuidi per Khedira) incide, così come la casualità. Reti incassate che ricordano l'inizio stagione 2015/16 quando Buffon subiva al primo tiro avversario. Nonostante ciò, la Juventus possiede una chiara identità di gioco e una rosa molto più profonda per raddrizzare le partite. Chiaramente bisogna lavorare per smussare i difetti difensivi. L'unità di intenti risulta al primo posto perché se una parte di squadra decide di pressare alto e un'altra di andare in copertura e riposizionamento rapido, c'è qualcosa che non va. Mr Allegri saprà sicuramente trovare la formula giusta per ordinare le idee, soprattutto con un giocatore esperto come Höwedes.