Arrigo Sacchi parla della Spagna e di molte altre cose, facendo il punto su la Gazzetta dello Sport. Intervistato dal quotidiano milanese, l'ex tecnico del Milan ha detto la sua sulla sfida di stasera, importantissimo incrocio sportivo che vedrà la Nazionale Italiana affrontare proprio i fortissimi spagnoli: "La Spagna soffrirà molto - ha detto a sorpresa - perché storicamente abbiamo una cultura corporativa e con le grandi ci esaltiamo. Facciamo faticare tutti, siamo il pugile che nessuno vuole sul ring". La Roja, però, non dovrà essere sottovalutata, dato l'altissimo collettivo tecnico dei suoi interpreti.
Diventata da ormai un decennio la Nazionale più forte, la Spagna ha saputo valorizzare il proprio bacino tecnico, trovando quell'equilibrio tattico che l'ha trasformata in una corazzata quasi imbattibile, sempre pronta a rinnovarsi grazie alla serie di talenti costantemente lanciati nel calcio che conta. Il processo però, come sottolineato da Sacchi, è stato lungo ed importante: "Eravamo la Nazionale da battere perché c'era poca differenza e il nostro carattere prevaleva. Loro erano sulla strada giusta, ma inseguivano lo spettacolo individuale. Il salto di qualità c'è stato dopo che il mio Milan ha dato una lezione totale al Real Madrid: quel giorno hanno capito che il calcio non si interpreta individualmente".
Passando al calcio attuale, il tecnico ex Milan tesse le lodi dell'attuale CT azzurro Ventura: "Ventura sta facendo un ottimo lavoro in una situazione complicata. Con quello che ha. Se la nostra caratteristica è difesa, coperti e contropiede è normale che vi ricorra. Con una tattica prudente avrà il sostegno di tutti, pur sapendo che se perde saranno guai. Ho sempre seguito Ventura - prosegue Sacchi- mi entusiasmava il suo Bari: un 4-2-4 che diventava 4-4-2, perché il calcio è movimento, con giocatori normali. Spero dia all'Italia uno stile come quello dato al Bari".
E, ricordando i processi evolutivi del calcio italiano, Sacchi non disdegna parole al miele a Sarri e Lorenzo Insigne: "Noi siamo strani, abbiamo vinto due Mondiali senza mai pensare di essere superiori. Però stiamo crescendo. Ai miei tempi la Cremonese veniva a San Siro e si chiudeva. Invece il Sassuolo di Di Francesco e l'Empoli di Sarri avevano possesso palla. Insigne è il più grande talento italiano degli ultimi dieci anni, ha intuizioni geniali. Deve solo evitare di fare il "furbetto" ogni tanto, quando non ha voglia di correre. E' un peccato perché tatticamente è proprio bravo".