L'ultima apparizione in Champions League della Roma è stata un vero disastro. Nei preliminari di un anno fa circa, i giallorossi strapparono un buon 1-1 all'Estadio do Dragao, salvo poi farsi male da soli al ritorno all'Olimpico, lasciando che il Porto vincesse per 0-3. In quell'occasione, i capitolini chiusero la gara in 9 uomini: avere i nervi poco saldi è chiaro sintomo di debolezza mentale e dunque, per certi versi, di inappropriatezza ad una competizione di alto livello come questa. Quella che l'urna di Montecarlo ha accoppiato nello stesso girone di Chelsea, Atlético Madrid e Qarabag sarà sicuramente una Roma diversa. Negli uomini sicuramente, negli atteggiamenti e nei risultati si spera, perchè nessuno ha bisogno di un'altra figuraccia in mondovisione a Trigoria.

Bisogna dire che il filo sottile fra eliminazione e figuraccia, con un sorteggio così duro, quasi si elide. Perchè, per fare un esempio, il 31 agosto del 2012 Blues e Colchoneros si giocavano la Supercoppa Europea: questo dovrebbe bastare per capire quale sia la differenza di abitudine fra questi due club e la Lupa, che 12 mesi fa venne eliminata proprio a causa di quei limiti che, contro squadre così rognose e che non si arrendono mai, risultano ancora più letali di quanto già non siano contro le altre. Sarà dunque necessario dimostrare un miglioramento prima che tecnico psicologico: sembrava che il processo stesse avvenendo durante la gestione precedente, ma potrebbe essere stato compromesso dalla rivoluzione sotto ogni aspetto di Monchi, il quale probabilmente si aspettava qualcosa in meno di questo girone di ferro nel momento in cui ha sacrificato alcuni dei top player grazie a cui l'anno scorso il gruppo raggiunse i risultati che ha raggiunto in Serie A.

Certo, questi sacrifici non sono stati inutili. I 10 acquisti - considerando tale anche Skorupski - che sono arrivati grazie ai fondi ricavati dalle uscite hanno aumentato le incertezze, ma di sicuro anche la lunghezza della rosa. Questo aspetto potrebbe sembrare banale, ma contro squadre che fanno dell'intensità fisica la loro forza principale, poter contrapporre una brillantezza tecnica significherebbe già partire con dei presupposti migliori. Presupposti che migliorano ancora se si considera, sempre in questo senso, che Antonio Conte si è lamentato tante volte - in maniera lecita - della scarsità di opzioni a sua disposizione e Diego Simeone non potrà concretizzare alcun acquisto prima di gennaio 2018, quando i gironi saranno già terminati. Al contrario, Di Francesco ha già ora praticamente un ricambio per ogni ruolo, anche se aspetta due innesti di qualità (che potrebbero spostare ancora di più questa circostanza).

 

Mancano un giocatore al posto dell'inesperto Under e un centrale di difesa aggiuntivo. I nomi più caldi per coprire i buchi, in questo momento, sono Patrik Schick e Lisandro Lopez.

Da considerare c'è anche il fattore Olimpico. Con il proprio pubblico alle spalle, nello scorso campionato i romani sono rimasti imbattuti e anzi, si sono pure tolti diverse soddisfazioni, fra cui una vittoria in grande stile per 3-1 sulla Juventus. Certo le trasferte nel nuovo impianto degli Atléti (che non è il Vicente Calderòn, ma quasi) e soprattutto a Stamford Bridge non saranno da meno. E, a proposito di partite fuori casa, potrebbe rivelarsi più complicata del previsto quella contro il Qarabag: gli azeri sono molto avanti a livello fisico (hanno iniziato i preliminari della Coppa Campioni l'11 luglio) e si fanno forti di un pubblico molto caldo, oltre che di un volo più lungo rispetto ai soliti viaggi che tante volte si ritorce contro la squadra ospite. Questo, comunque, non compensa la bassezza del livello tecnico degli orientali, che nonostante tutto devono essere considerati una fonte di punteggio pieno per una squadra che ambisce a passare il turno in un girone così complicato.

Insomma, non c'è alcun punto di vista secondo il quale la Roma può pensare bene di questo sorteggio, se non uno: quello della pressione. Le squadre di fascia superiore sono obbligate a passare, mentre il terzo posto con conseguente retrocessione in Europa League potrebbe essere un piano B non completamente da rigettare per i giallorossi, che nel frattempo potranno però anche giocarsi le proprie carte nelle partite che contano, che nel peggiore dei casi saranno comunque un'esperienza importante per tutti i giocatori alla prima grande esperienza nel calcio che conta.