La stagione della Juventus si apre nel peggiore dei modi. La Supercoppa va alla Lazio alla fine di una partita giocata in malo modo, ripresa per i capelli dai lampi del nuovo numero 10 e gettata definitivamente nel cestino da una disattenzione collettiva. Il goal di Murgia manda al vento il primo trofeo dell’anno e acutizza tutti i problemi in dote alla rosa e al gioco di Allegri. Una sconfitta, soprattutto in finale, non è certamente salutare ma può indicare la via per una costruzione tattica adeguata, senza attendere il prossimo Gennaio (come accaduto, invece, nella scorsa stagione).
La disperazione dei tifosi è quanto di più normale ci possa essere. La maggior parte del tifoso ha carattere prevalentemente passionale, tralasciando troppo spesso l’indispensabile freddezza della razionalità. Non bisogna certo buttare benzina sul fuoco in questo momento. Comprendere gli errori e le difficoltà, discernere la parte buona dal resto e lavorare da subito al concetto che si ha in mente. Allegri sbaglia la formazione? Con grande probabilità, sì. Barzagli, Khedira e Mandžukić in campo dal 1’ sono nocivi perché fisicamente non al 100%. Fisicamente ma anche tatticamente.
Barzagli aveva richiesto, secondo alcune fonti, di limitare la sua presenza da terzino destro; Allegri lo mette proprio in quella posizione in una fase difensiva molto fluida e poco supportata dal filtro di centrocampo. L’attitudine del centrale di Fiesole nel restare bloccato accentua tutte le difficoltà di Cuadrado. Il colombiano pecca da sempre nelle decisioni da prendere ma le critiche ricevute ieri sono da condividere con il resto del gruppo. Mai assistito nello scarico e mai liberato da una sovrapposizione (proprio per mancanza del terzino puro).
Khedira era risultato tra i più imballati durante la pre-season e la scelta di farlo partire titolare si è rivelata azzardata soprattutto in relazione all’ottimo status fisico di Marchisio. Stessa situazione per Mandžukić, in campo per 70’ senza incidere minimamente nell’economia di squadra. Douglas Costa è tra le note positive dell’amara serata romana, così come il numero 10 Dybala autore di una doppietta. Mezz'ora di scorribande tra le maglie laziali con una costante superiorità numerica creata, cross insidiosi dalla fascia e fraseggi interessanti con i compagni di reparto. È la scintilla che innesca la rimonta e coincide con il calo fisico degli avversari. La Juventus chiude con quella che si preannuncia la batteria titolare della stagione: Bernardeschi, Dybala, Douglas Costa e Higuaín.
La Juventus perde un trofeo e non può certamente far piacere. Cosa c’è da salvare nella gara di ieri? La volontà di essere qualcosa di diverso. Nei 10’ iniziali si è provato ad avere un baricentro più alto, con i centrali difensivi aggressivi e Pjanić a muoversi verticalmente impostando l'azione dal basso e dialogando con Dybala e Khedira. Tre interventi prodigiosi di Strakosha hanno negato il goal alla Juventus e, con il passare del tempo, il castello è crollato. Reparti più lunghi, Pjanić isolato a cercare con filtranti improbabili compagni a decine e decine di metri lontani. Sopperire a due fonti di gioco come erano Bonucci e Dani Alves non è semplice, ed è per questo che bisogna cambiare nell'idea di base. Ogni cambiamento, però, richiede tempo.
Sabato ci sarà il Cagliari per la prima di campionato. Una gara da non steccare assolutamente. Magari con l'innesto del tanto decantato centrocampista (Marotta nel pre-gara: "Arriverà al 100%") e Spinazzola, sempre più vicino al rientro alla base. Testa bassa e pedalare. Si riparte dalla qualità e da chi sta già bene fisicamente (specifica: la preparazione estiva non è stata rivolta alla Supercoppa), provando e riprovando la nuova versione 4.0 di Allegri. Un'amalgama che dovrà essere pronta per l'inizio del girone di Champions League. "Sarà una stagione esaltante", ha ripetuto spesso Allegri. I tifosi possono stare sereni.