Per la terza volta su cinque, la Supercoppa Italiana resta indigesta a Massimiliano Allegri. Tolto il successo contro l’Inter quando era alla guida del Milan nel 2011, il tecnico livornese è riuscito a conquistare la coppa solo una volta da bianconero, il 2-0 alla Lazio a Shanghai nel 2015. E proprio i biancocelesti hanno inflitto la prima sconfitta ufficiale della stagione, al termine di una gara in cui la Juventus si è vista in campo solamente nei primi dieci minuti, con l’occasionissima per Cuadrado ed un paio di tiri da fuori pericolosi, e negli ultimi dieci, con la rimonta di Dybala stoppata dalla zampata di Murgia nel recupero. Le avvisaglie suscitate dalle amichevoli estive si sono trasformate in grattacapi che potrebbero evolversi in veri e propri problemi e sarebbe troppo facile ridurre tutto alle cessioni di Dani Alves e Bonucci, coloro che avevano deciso il 2-0 in finale di Coppa Italia lo scorso maggio, sempre a Roma, sempre contro la Lazio.

Quello che balza subito all’occhio nell’analisi della gara di Supercoppa è sicuramente l’enorme fatica incontrata dal centrocampo: niente filtro, niente impostazioni di manovra, nessun inserimento offensivo. Miralem Pjanic aveva anche cominciato bene, prendendosi la responsabilità di abbassarsi praticamente sulla linea dei difensori per cominciare l’azione; poi, con il passare dei minuti, il bosniaco è stato inghiottito dal perfetto schieramento della Lazio, trovandosi spaesato e non aiutato dai compagni con i movimenti senza palla. La partita ha poi reso evidente che l’ex Roma debba ancora fare un salto di qualità sul piano della personalità: nei maggiori momenti di difficoltà, Pjanic tendeva a nascondersi viste le problematiche nel portare palla e di fatto eclissandosi dal match, riapparendo soltanto in un paio di circostanze, come il battibecco con Immobile o come la battuta di un calcio di punizione sopra la traversa.

Miralem Pjanic a terra | www.quotidiano.net

L’aspetto più preoccupante è però la prestazione di Sami Khedira: da un calciatore del suo livello e della sua esperienza internazionale è lecito aspettarsi molto di più, anche quando la forma fisica è ben lontana dall’essere ottimale; lento ed impacciato, il tedesco ha perso molte palle sulla mediana, non riuscendo a trovare le contromisure al pressing delle mezzali laziali, non ha fornito appoggio alla manovra offensiva e si è trovato spesso in affanno nel recupero difensivo, con il conseguente allungamento della squadra. Forse il Marchisio visto nelle amichevoli estive avrebbe avuto un impatto maggiore, ma Allegri ha deciso di tenerlo in panchina per tutti i 90 minuti, evidentemente non vedendolo pronto per un match che valeva un trofeo.

Questa assenza totale del centrocampo ha causato l’enorme difficoltà della difesa a resistere alle folate offensive di Immobile e compagni, esemplificata dall’azione che ha portato al rigore dello 0-1: l’anticipo secco di Luis Alberto sul pessimo Cuadrado, il filtrante perfetto di Milinkovic-Savic per lo scatto del centravanti di Torre Annunziata che si infila fra Benatia – mal piazzato – e Chiellini – in ritardo – e con Buffon costretto a far fallo in uscita. I centrali bianconeri però non erano di certo nella loro serata migliore ed i problemi a centrocampo hanno solo accentuato l’effetto: nell'azione del secondo goal, il marocchino è fermo e Barzagli resta chiuso nella morsa fra Immobile, che stacca più in alto di tutti, e Milinkovic. Lo stesso numero 15, schierato nel ruolo a metà fra il terzino destro ed il centrale, è rimasto imbottigliato fra Lulic, Luis Alberto e Milinkovic, non riuscendo né a spingere in avanti né a ripiegare in maniera efficace. La frittata è stata completata con l’ingresso di De Sciglio: ovviamente l’ex milanista non è da additare come capro espiatorio, ma la fuga dalla sua parte di Jordan Lukaku – non certo un fulmine di guerra – in occasione del goal vittoria di Murgia a tempo scaduto lo espone alle critiche più feroci, evidenziando tra l’altro una mancanza di malizia nel non ricorrere alla trattenuta per frenare il belga.

La seconda rete di Ciro Immobile: Benatia fermo, Barzagli in mezzo a due avversari | www.gazzetta.it

Siamo solo a metà agosto e cantare il de profundis ad una squadra che è reduce da 12 trofei negli ultimi 6 anni pare eccessivo e fuori luogo, ma senza dubbio per Massimiliano Allegri e tutti i giocatori della rosa – senza dimenticare lo staff dirigenziale – è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche, perché pensare di poter vincere per inerzia visti i recenti successi non è accettabile per una società come la Juventus.