Leonardo Bonucci e la Juventus divorziano. Prima della destinazione, prima del futuro del giocatore e della società, la notizia è la separazione. Quel rapporto quasi viscerale che legava il centrale viterbese ai bianconeri si è dissolto, non esiste più, rimpiazzato prima da un gelo perdurato da inizio giugno fino ad oggi - giorno in cui verrà ufficializzata la cessione del numero 19 - poi dalla polvere. Una sorta di fulmine a ciel sereno, per stessa ammissione anche di Alex Del Piero - parole rilasciate a Sky nella serata di ieri - per come è avvenuto il trasferimento. Tutto si è sviluppato nel giro di tre giorni, ma le radici della questione avevano trovato terreno in cui estendersi già da tanti, tantissimi mesi.
La questione economica, piaccia o meno, non può essere lasciata da parte. Al Milan, secondo Gianluca Di Marzio, Bonucci percepirà 6.5 milioni di Euro netti all'anno - secondo altre fonti addirittura ben 10, bonus compresi - quasi due in più di quanti ne intascava in bianconero dopo il rinnovo di dicembre. Ben tre in più, invece, se si fa il conto rispetto a dodici mesi esatti fa, quando la Juve resistette alle richieste di Guardiola, il quale offriva anche 20 milioni in più di quanto sborseranno Fassone e Mirabelli. Con l'arrivo di Douglas Costa, il centrale classe 1987 è scivolato giù dal podio dei più pagati della rosa bianconera, con Higuain e Dybala sempre in cima e Pjanic dietro a tallonare. La politica sugli ingaggi della Juventus è sempre stata chiara, un altro aumento tanto esponenziale non sarebbe stato tollerato. O, in ogni caso, non sarebbe servito per scalfire le altre ruggini presenti.
A prescindere da ciò, aria di separazione non se n'era comunque mai respirata, almeno fino a febbraio. Fino alla sciagurata - per Bonucci - vittoria per 4-0 con il Palermo. Una vittoria arrivata in carrozza, una partita in cui tendere i nervi era solo che futile: eppure ecco lo scoppio del il diverbio tra il difensore e Massimiliano Allegri. Il tecnico gli lancia leggere frecciatine nel post-gara, nulla di trascendentale, ma si sente aria di punizione per il giocatore, che guarda seduto sullo storico sgabello i suoi compagni matare il Porto al Dragao. Anche Allegri si auto-multa. Da quel giorno, poi, tutto lascia pensare che si sia entrati in un tunnel di tregua: Bonucci si riprende il proprio posto da intoccabile in squadra, il tecnico la guida fino a Cardiff. Già, Cardiff.
Quella sera, a Cardiff, deve essere davvero andato tutto storto per la Juventus. Le voci di una lite in spogliatoio, smorzate dal giocatore e da altri, trovano ora fondamenti concreti. Quell'intervallo che è probabilmente costato la serata, assume un colore di nuovo differente. Se quella sera tutto fosse filato liscio, oggi Bonucci sarebbe in campo, a Vinovo, a guidare i propri - ormai - ex compagni durante la preparazione. Con i "se" e con i "ma" non si fa però la storia, la quale oggi racconta scenari ben differenti. Glissiamo su pugni, calci, faccia-a-faccia, su cosa cosa possa essere successo; ciò che importa è che sia sucesso.
Vien logico pensare che, dal 4 giugno ad oggi, Alessandro Lucci, agente del giocatore, abbia lavorato duramente per portare il proprio assistito lontano dai colori della Juventus, trovando terreno fertile a Milano sponda rossonera, destinazione che ha messo tutti d'accordo - per forza di cose, anche Marotta e Paratici. Il fatto che, alla prima offerta concreta, la dirigenza bianconera abbia deciso di lasciar andare Bonucci, è altrettanto significativo di come la situazione fosse tesa, di come il rapporto fosse ormai logoro.
La Juventus e Bonucci non potevano più stare insieme. Le gerarchie, in casa bianconera, non si possono ribaltare: il difensore viterbese si è messo nelle peggiori condizioni agli occhi di dirigenza e allenatore. Come tentare una scalata al potere e ritrovarsi scaraventati giù dalla torre. La società si è trovata a scegliere tra il proprio miglior difensore e il proprio allenatore, prendendo la direzione più logica: lo spogliatoio appoggia Allegri, Allegri resta. Bonucci va. Con un pizzico di amarezza, per una storia che poteva durare ancora diversi anni, che invece si vede bruscamente interrotta. Che è durata finché Bonucci ha voluto durasse.