Prima goleador, ora impaziente osservatore. Come ogni genitore che si rispetti, si è calato perfettamente nel ruolo di primo tifoso Enrico Chiesa, che quest'anno ha ammirato le doti balistiche e tattiche del figlio Federico, in assoluto la più bella rivelazione della nostra Serie A. Intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport, l'ex bomber della Fiorentina ha parlato del figlio, che con la viola ha esordito nella massima lega calcistica italiana ha disputato ventisette sfide, segnando tre volte: "Sono molto orgoglioso di Federico - ha detto - è un ragazzo che non è cambiato nonostante la notorietà. Ha conservato l'umiltà e difeso le vecchie amicizie, continuando a studiare con impegno grazie anche a mia moglie Francesca, che è un vero e proprio martello".

Entrando in un discorso squisitamente tecnico, Chiesa senior descrive i punti di forza del suo ragazzo: "Ha gamba e forza, vede la porta. Ora sta anche imparando a gestirsi meglio: non attacca dieci volte su dieci ma cinque volte su dieci. Il segreto della sua corsa? Allenarsi tutti i giorni a cento all'ora. Devi avere sempre benzina nel motore e la benzina la acquisti con l'allenamento". Sulla crescita esponenziale di Federico, il bomber plaude la sua personalità: "Sono davvero sorpreso, non era facile esordire allo Juventus Stadium passando dalla Primavera alla prima squadra in un'attimo. Poi tante panchine e proprio lì Fede ha vinto la sua sfida, quasi obbligando Sousa a riproporlo. Nella sfida di ritorno contro la Juventus, era un giocatore diverso". Va veloce, Federico, dinamico dentro il rettangolo di gioco ma studioso fuori, sempre pronto ad apprendere i segreti dei migliori attaccanti in circolazione:

"Guarda e studia - conferma il padre - analizzando i miei goal ma anche quelli degli altri attaccanti. Da ragazzino, per esempio, aveva un debole per Kakà". Parlando del figlio, Enrico Chiesa si dimostra dunque orgoglioso, ricordando un episodio curiosissimo: "Pochi giorni fa dei ragazzi hanno chiesto l'autografo a mio figlio. Poi si sono voltati verso di me ed hanno chiesto: "Lei è il babbo di Federico? Allora vorremmo anche il suo". Ho pensato alle mie 138 reti in Serie A, alla Coppa delle Coppe vinta con la Sampdoria, alla Coppa Uefa col Parma e alla Coppa Italia vinta con Parma e Fiorentina. Ma non ero geloso, anzi. Mi ha riempito d'orgoglio". E chissà se i genitori dei piccoli tifosi sarebbero stati orgogliosi dei propri figli, bravi e fortunati nel prendere l'autografo di due campionissimi del nostro calcio, uno già affermatosi durante la sua carriera e l'altro che lo sta pian piano facendo.