E' l'eroe azzurro per eccellenza, il calciatore capace di far emozionare milioni d'italiani, sotto la comune bandiera dal colore azzurro. Prima della parabola a giro di Fabio Grosso nel 2006, infatti, l'Italia calcistica ha vissuto momenti paradisiaci grazie alla tripletta di Paolo Rossi, che trentacinque anni fa ha abbattuto il fortissimo Brasile e trascinato l'Italia in finale, vinta poi per 3-1 contro gli acerrimi avversari dei tedeschi. Intervistato in esclusiva dalla Gazzetta dello Sport, Pablito ha ricordato quel momento, vissuto con intensità da parte di tutta la rosa.

"Prima della partita eravamo tutti molto tesi - ha ricordato Paolo Rossi - ed io sapevo che molti aspettavano qualcosa dal sottoscritto. La mattina, ricordo, ero particolarmente agitato. Dormivo in camera con Cabrini, parlai un po' con lui, poi ci fu la riunione tecnica e Bearzot spiegò come avremmo dovuto giocare. A tutti diede un compito preciso, tu marchi questo, tu quello, Gentile si occupa di Zico, tu di Socrates, Oriali va su Eder...A me disse soltanto: Paolo, tu stai tranquillo e gioca. Vedrai che andrà bene".

Ed infatti andò benissimo, come tutti sappiamo, anche se i giorni prima non si viveva un'atmosfera felice, come confermato dallo stesso Rossi, che ha ricordato lo splendido rapporto instauratosi con i compagni: "I compagni erano fantastici. Mai avuto un problema con loro. Mi aiutavano, mi consigliavano, mi difendevano quando i giornalisti mi attaccavano. E non erano attacchi leggeri, eh... Ci andavano giù pesante". Nonostante i tanti dubbi, comunque, l'Italia '82 riuscì ad arrivare fino in fondo, regalando alla Nazione intera una gioia immensa: "Noi, con il nostro modo di giocare, con il nostro comportamento, trasmettevamo sentimenti - spiega Rossi - e la gente li recepiva. Noi avevamo un rapporto diretto con i tifosi, ora è tutto più filtrato. Eravamo semplicemente uomini normali che avevamo regalato un sogno". 

Passaggio obbligato, infine, sul rapporto che oggi hanno i calciatori con il denaro: "Se ripenso a certi personaggi, dove sono oggi uomini così? Avevano una statura morale che era d'esempio ai giovani. Oggi, nel calcio, si parla solo di soldi, soldi e soldi. Ma ci sono anche le emozioni, vogliamo capirlo? Che entusiasmo pazzesco attorno a quei momenti, a quei personaggi: la gente vuole sapere, ricorda, parla, discute, chiede. Questo è il calcio".