In questi due giorni ci sono stati parecchi botta e risposta tra Fassone, Mirabelli e Raiola sul caso dell'estate, ovvero il non rinnovo di Donnarumma con il Milan. Il noto procuratore, dopo aver rilascato un'intervista a tre emittenti sportive, oggi ha raccontato nuovamente la sua versione alla Gazzetta dello Sport. Andiamo a sentire le sue parole.

Sul mancato rinnovo del portiere si prende tutte le responabilità: "Mi prendo io tutte le colpe ma lasciamo in pace Gigio. Sono arrivare addirittura minacce di morte alla sua famiglia, è incredibile. Ho sbagliato io a non fermare subito questa macchina infernale. Perché tutta questa fretta? Tante pressioni? Con quel martellamento non potevamo dire. Gigio inizialmente era convinto di rimanere al Milan, anche perché ricordo che a 14 anni scelse lui questi colori, dopo i contatti con l’Inter, nonostante la sua famiglia lo sconsigliasse dopo la delusione per la cessione del fratello Antonio. Gli ultimi tempi, però sono stati tremendi, in modo particolare lo ha colpito una frase di Mirabelli: se non firmi vai in tribuna. Vediamo che succede ora, ma qui c’è puzza di mobbing. Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio".

Il procuratore di Donnarumma non si fida della nuova dirigenza, soprattutto di Mirabelli: “Io non mi fido, come loro non si fidano di me. Il Milan è di Mister Li o di Elliott? Diciamo che ho un ottimo rapporto con Marco Fassone, lo conosco da diverso tempo, lui sa che può contare su di me, anche se non mi va di dire il perché. Mancavano ancora quattro partite alla fine del campionato, eppure Mirabelli ha cominciato a stressare Gigio. C’è stato un momento in cui il ragazzo lo evitava a Milanello. Lo hanno trattato come un asset non come una bandiera. Per lusingarlo sono arrivati a dirgli: firma, poi se vuoi andare via… Ma non lo hanno lasciato sereno. In una grande società questo non avviene più, mi ricordo certe scene tanti anni fa in piccole realtà del Sud. Non discuto la persona di Mirabelli ma i suoi modi. Ad esempio nessuno nota che Conti ha minacciato di non presentarsi agli allenamenti dell’Atalanta per dire sì ai rossoneri. Gigio, invece, è sempre stato al suo posto, non ha mai avuto pretese economiche. E poi se hai in casa un top player come lui perché vai ad offrire il doppio o il triplo ai Morata o agli Aubameyang? Non è coerente".

Sul presunto accordo con il Real Madrid, Raiola smentisce immediatamente: "Assolutamente no, anzi che si sappia per andare a Madrid non ho bisogno di Adriano Galliani. La verità è che lo cercano in tanti, come già a 16 anni ma lui preferì il suo Milan. Il Milan era in vendita da due anni con tre diversi acquirenti. Cosi già un anno ho rifiutato il dialogo con Galliani e lui mi ha rispettato. Era mio dovere prendere tempo perché c’era poca chiarezza sul destino del club e io dovevo tutelare il mio assistito. Sono amico di Galliani è vero anche fuori dal campo ma su gli affari ci siamo scontrati parecchie volte perché lui è troppo tifoso. L’altro giorno mi ha chiamato dopo la rottura, si è candidato per aiutare a far tornare il sereno ma io gli ho risposto bruscamente di no. Se Galliani fosse ancora qui ritornerebbe al Milan".