E' una Italia già in vacanza quella che a Udine si presenta in infradito e costume contro il modesto Liechtenstein. Purtroppo non basta questo a giustificare un atteggiamento passivo, lavativo, da parte degli azzurri nella sfida di ieri sera, così come non bastano i cinque gol rifilati ai rivali per tener testa alla Spagna, in classifica, nel computo dei gol fatti. Protagonisti spaesati, visibilmente fuori condizione e fuori partita, privi di mordente e di qualsiasi cosa possa lontanamente assomigliare al giusto piglio con il quale affrontare una sfida di qualificazione ad un Mondiale, con la testa alla prima meta esotica a tiro. Certo, la partita contro i dilettanti del Liechtenstein, in programma al termine di una stagione estenuante, non è il massimo della vita, soprattutto per ambizioni e motivazioni, ma il pessimo spettacolo offerto dagli azzurri di Ventura ieri sera a Udine - soprattutto in un più che scialbo primo tempo - dovrebbe far riflettere il CT.
L'ex allenatore di Bari e Torino tra le altre sceglie l'oramai consolidato 4-2-4, assetto che ha bisogno soprattutto sugli esterni di spinta e presenza di spirito continua, costante. La risposta arriva, senza soluzione di sosta, dal solo Lorenzo Insigne, che fin dalle prime battute si dimostra pimpante ed ispirato: attorno al Magnifico del Napoli il buio totale, a partire da Candreva - che si spegne dopo il gol annullatogli ingiustamente al primo minuto - ad Immobile, lento ed impacciato nei movimenti e nei controlli tanto da far pensare ad un sosia mandato in campo al posto del centravanti della Lazio.
Italia troppo brutta per essere vera, lenta nel far girare la palla, svogliata nell'attaccare con un minimo di raziocinio una pessima difesa, seppur volitiva, dei rivali. Ne scaturiscono una lunghissima serie di cross dalla trequarti e - raramente - dal fondo, che diventano preda dei non insuperabili centrali ospiti, abili nel reggere l'urto fino alla prodezza di Insigne: stop, controllo a volo, destro di prima intenzione che bacia il palo e si insacca; vale da solo il prezzo del biglietto. L'unica fiammata azzurra porta al vantaggio, di misura, che gli azzurri si portano nello spogliatoio: risicato, minimo, indecoroso. Immobile spreca, Belotti non entra quasi mai nel vivo dell'azione, Candreva continua a sbagliare tutto ciò che gli passa tra i piedi, mentre i due mediani stentano ad offrire il cambio di passo necessario per aprire la scatola difensiva ospite. Troppo poco.
Lo spartito non cambia nella ripresa, dove è dalla zona d'azione del solito Insigne che si accende la luce, seppur fioca, per gli azzurri. Spinazzola offre spinta costante, ma quasi mai precisa in fase di rifinitura, mentre il furetto partenopeo offre a Belotti l'opportunità di tornare al gol dopo un lunghissimo periodo di magra. Il gallo si sblocca, così come l'Italia con i primi cambi di Ventura: gli innesti Bernardeschi ed Eder - subentrati al posto dei deludenti Candreva ed Immobile - permettono all'Italia di inserire la seconda marcia, sufficiente per arrotondare il bottino ma senza entusiasmare mai per fluidità di manovra e soluzioni offensive.
L'Italia si accontenta, procede al piccolo trotto senza curarsi eccessivamente del discorso differenza reti con la Spagna, che soffre in Bulgaria ma passa, confermando il primato nel girone in attesa dello scontro diretto di Settembre, quando sarà il viaggio in terra iberica a decidere del nostro destino verso il Mondiale di Russia 2018, con un solo risultato a disposizione. Lo spauracchio spareggio è sempre più vicino.