Al fischio finale di Brych è il Real Madrid ad esultare per la dodicesima volta, mentre sono di nuovo i bianconeri a vagare per il campo con lo sguardo perso, rivolto a chissà cosa, come accade agli sconfitti di ogni finale. L'espressione svuotata di Paulo Dybala è l'esatta espressione della sua prestazione e di tutto il secondo tempo bianconero: priva di ogni energia, senza forze. Sono stati proprio i top-players a tradire nel momento più importante, lasciando la Juventus in balia di un meccanismo blancos che già dalla semifinale era sembrato rodato a puntino dopo la sofferenza dei quarti contro il Bayern.

Abbiamo già detto della joya, vagante per il campo non solo in una ripresa dove l'intera barca juventina è inesorabilmente affondata, ma anche nel primo tempo, dove i bianconeri invece avevano tenuto testa a un Real che a tratti sembrava faticare a prendere le misure. L'argentino ha mancato l'aggancio al treno verso la gloria, e insieme a lui il suo compagno di avventure Gonzalo Higuain: il connazionale, a dispetto della sicuramente maggiore esperienza, è ormai abituato a sbattere al muro nel momento più importante. Era successo nella partita di Rio contro la Germania, e poi nelle due stregate finali di Copa America del 2015 e del 2016. Sembrava poter essere quindi la volta buona, ed effettivamente il pipita parte bene: si muove, cerca la porta e si fa trovare al posto giusto al momento giusto per servire a Mandzukic la palla dell'1-1. Poi il nulla, chiude il primo tempo in calando, costretto ad arretrare per fronteggiare il finale in attacco del Real, per poi sparire completamente nella ripresa. 

Gonzalo Higuain in azione | Repubblica

Poi c'è Pjanic, che invece inizia col botto e chiude a chiave il centrocampo per 45 minuti, impensierisce Navas con una grande conclusione all'inizio e apre una bella sfida in mezzo con Modric. E' insieme a Mandzukic il migliore in campo della Juventus, poi sparisce, come tutti, nella ripresa. E poi c'è la BBC, praticamente impenetrabile nel corso di tutta la competizione e mai così vulnerabile come ieri sera. Passi il gol di Casemiro, gran gesto atletico sommato alla sfortunata deviazione di Khedira, e passi anche quello di Asensio, quando la Juve era ormai mentalmente già fuori dal match, ma le due reti di Ronaldo sembravano quasi impensabili per una difesa come quella bianconera: nella prima il portoghese ha lo spazio per ricevere palla al limite, prendere la mira come il miglior giocatore di biliardo e indirizzare con - troppa - tranquillità la palla in fondo al sacco, con Chiellini completamente fuori posizione e nessuno in grado di andare a chiudere in tempo; nella seconda, invece, Bonucci viene beffato come un dilettante dall'inserimento di CR7, servito da un Modric messo in condizione di fare quello che vuole a destra.

Il gol del 3-1 di Cristiano Ronaldo | Repubblica

E allora come risolvere una partita messa così, con una Juventus palesemente stanca dopo il fuori giri del primo tempo e con tutti i campioni sottotono? Sono mancati i cambi, sono mancate le mosse dalla panchina che potessero far riacciuffare il match ai bianconeri. Allegri ci ha provato con Cuadrado, cambio già scritto ancor prima del calcio d'inizio: il colombiano ci ha provato, ha creato spazi sulla destra e ha cercato più volte l'uno contro uno, ma è apparso troppo frettoloso, quasi destabilizzato dalla tensione della finale, e le due ammonizioni in poco tempo (al netto della sceneggiata di Sergio Ramos) ne sono la dimostrazione. Il mister ha buttato poi nella mischia Marchisio, reduce da una stagione difficile e sfortunata, e la classe del principino non è bastata a sopperire alle fisiologiche mancanze fisiche e mentali di chi non sembra più in grado di poter cambiare una partita così come un tempo. Infine Lemina, che ha sostituito Dybala pur non avendone le qualità: il ragazzo ha dimostrato di essere più utile in fase di contenimento che offensiva, e non era certamente il più adatto ad entrare sul 3-1 avversario, soprattutto se l'avversario è il Real Madrid.

La stelle d'attacco bianconere sono arrivate scariche dopo una stagione giocata a tutta dall'inizio alla fine, in particolare dopo il cambio di modulo che ha messo insieme Dybala, Higuain e Mandzukic. Soprattutto dopo l'infortunio di Marko Pjaca, unica vera alternativa offensiva venuta a mancare nel momento più importante della stagione, costringendo i tre a giocare praticamente sempre. Il croato sarebbe risultato sicuramente utile in un momento in cui i bianconeri sono apparsi totalmente scarichi, ma è comunque inaccettabile che una società candidata al triplete abbia così pochi attaccanti in rosa, soprattutto tenendo conto che di punte vere e proprie ce ne sono pochissime. A centrocampo si è già detto di Marchisio, assente anche lui nella fase più importante, con Khedira e Pjanic che si sono trovati a giocare spesso con Rincon e Sturaro (infortunatosi il giorno prima della finale) come uniche alternative.

La delusione dei bianconeri al termine del match | Repubblica

Troppo poco per pretendere di cambiare una partita messa in questo modo, troppo poco per sperare di recuperare l'ennesima finale trascinatasi al solito epilogo, ormai tradizione per i bianconeri. Se il ciclo vorrà continuare, servirà un preciso lavoro di miglioramento della rosa, soprattutto tra le seconde linee: il 2017 è stato l'anno della svolta tattica, dove Allegri ha finalmente trovato gli schermi e le formazioni adatte a far rendere questa Juve al massimo delle sue possibilità, ma dietro gli 11 titolari adesso c'è bisogno di avere degli uomini in grado di offrire prestazioni allo stesso livello di coloro a cui subentrano, altrimenti ci sarà sempre qualcuno più scaltro e più furbo, che al momento buono porterà via l'ennesima Champions dalle braccia dei bianconeri.