Un vecchio allenatore brasiliano, di nome Gentil Alves Cardoso, diceva che l'avversario va "anticipato", "aggredito", "previsto", al fine di riuscire a porsi in una condizione di superiorità rispetto ad esso. In parole povere, attaccare è il modo migliore per riuscire a difendersi. Lo sa Zidane, che può contare su una potenza di fuoco non indifferente tra le sue fila. Lo sa certamente anche Allegri, che tuttavia preferisce ragionare un secondo in più, quanto basta per riuscire ad inquadrare l'avversario che ha di fronte e colpirlo al momento giusto, come fosse un serpente australiano. 

Juventus-Real Madrid è la finale migliore che il calcio europeo poteva mostrarci nell'arco di questa stagione. Due squadre diverse, per interpreti e caratteristiche, ma molto simili nella capacità di leggere partite e situazioni di gioco. Sia i bianconeri che i merengues sanno bene quando attaccare e quando gestire i ritmi, ma di certo la volontà di proporre un calcio gustoso non manca da ambo le parti. Gli incastri attacco-difesa saranno fondamentali per capire, alla lunga, chi e come potrà avere la meglio. D'altronde, una partita così importante non si prepara in un giorno, ma occorre studiare a tavolino ogni cavillo per riuscire nell'impresa. Il Real per la "duodécima", la Juve per il "triplete". Entrambe, per scrivere la storia. 

JUVENTUS: 4-2-3-1 E COOPERAZIONE OFFENSIVA

Massimiliano Allegri ha dato una nuova carta d'identità alla propria squadra. Il passaggio al 4-2-3-1 ha sancito un cambiamento radicale sia a livello tattico che a livello mentale. Il concetto, che sta alla base di suddetto sistema, è la cooperazione offensiva. Ogni tassello, ogni interprete è collocato con meticolosa precisione a seconda delle proprie caratteristiche e di quelle dell'avversario. Far coesistere pacificamente CINQUE giocatori prettamente offensivi è roba da fantacalcio. Trovare il giusto posto ai giusti elementi è semplicemente la chiave per il successo. Mandzukic e Higuain sembravano l'uno la riserva dell'altro, adesso si scambiano la posizione come se giocassero insieme da una vita. Probabilmente è proprio il croato la pietra miliare della nuova Juventus di Allegri. Dedizione alla causa encomiabile, importanza nello scacchiere ineguagliabile. L'ex Bayern Monaco ha messo la propria esperienza a disposizione del suo allenatore, dando vita ad un'interpretazione tutta sua del ruolo di esterno tattico. Se da un lato la sua prestanza fisica e i suoi polmoni garantiscono copertura alle scorribande di Alex Sandro, dall'altro la sua corporatura possente e la sua cattiveria sono capaci di sovrastare il diretto avversario, specie se si tratta di un terzino rapido ma fisicamente carente. E' proprio questa la chiave del 4-2-3-1 bianconero. Le torri di Mandzukic e la sua tecnica garantiscono un appoggio costante alla manovra, oltre che un sicuro artificiere di chiusura sul secondo palo. Segna poco, difende tanto, rende al massimo. All'anagrafe: Mario Mandzukic. In sintesi, imprescindibile. 

Se il croato rappresenta un ausilio fondamentale al gioco dei suoi, la creatività e l'inventiva vanno ricercate da altre parti. Il primo uomo che salta all'occhio è Paulo Dybala. Il talentino ex Palermo ha raggiunto una consapevolezza dei suoi mezzi spaventosa. La cura Allegri gli ha cambiato vita e posizione in campo: meno centravanti, più regista offensivo. La "Joya" è il raccordo perfetto tra centrocampo e attacco. Quello che faceva Pirlo nella Juve del 2015, lo fa Dybala dieci metri più avanti. Accarezza il pallone, lo scodella per i compagni e non ha paura di giocare di fino anche nei momenti scomodi. E' lui il diamante grezzo di questa squadra, che rispetto al 2015 ha spostato il baricentro della qualità nei piedi e nelle giocate dell'argentino. Ma non lo scopriamo di certo oggi. Anche le sue qualità sono funzionali ad un discorso molto più collettivo e complesso, che struttura la fase di possesso palla bianconera. Il movimento ad abbassarsi di Dybala lascia un vuoto nella zona cruciale del campo, che spesso viene occupato da Higuain, più raramente da uno dei due esterni che viene dentro.

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In effetti il 4-2-3-1 di Allegri è una variante atipica del modulo, visto che gli esterni hanno un ruolo si importante, ma non fondamentale come seconda punta e centravanti. A questo proposito, il meccanismo ad incastro si completa con la figura di Gonzalo Higuain, maestro nell'occupare le zolle di campo lasciate libere dal suo compagno di nazionale. Il centravanti ex Napoli deve molto a Maurizio Sarri, che ne ha cambiato lo stile di gioco rendendolo più partecipe alla manovra. Il "Pipita" è ciò di cui qualsiasi squadra avrebbe bisogno, ma la Juve è capace di addomesticare anche le sue immense intuizioni per un progetto più grande. Oltre ad uno spiccato senso del gol, messo in luce grazie al lavoro di assistenza dei suoi compagni, il numero 9 bianconero è il terminale perfetto di un reparto che non sembra avere disfunzioni di alcun tipo. Se Higuain svaria su tutto il fronte offensivo, concede ai centrocampisti la possibilità di inserirsi alle sue spalle, nonostante il centrocampo a due limiti le scorribande offensive dei mediani in questione. Il tutto, mixato e shakerato a dovere con l'imprevedibilità di Cuadrado, dà luogo ad un meccanismo offensivo unico nel suo genere, all'interno del quale perfino le alternative più inusuali (Lemina, Sturaro e Dani Alves all'occorrenza) apportano il giusto contributo alla causa. 

REAL MADRID: POTENZA DI FUOCO, CRISTIANO RONALDO E LE ALTERNATIVE

Zidane, come Allegri, si è dimostrato un maestro di questo sport. L'allenatore dei blancos si è assicurato il favore della critica a suon di risultati e vittorie. Parecchie di queste sono passate attraverso le bocche di fuoco dei suoi campioni pluridecorati. Il concetto di cooperazione offensiva potrebbe essere storpiato anche per il Real, ovviamente con fini diversi. In questo caso, accanto al termine "cooperazione", c'è la foto di un solo individuo: Cristiano Ronaldo. Più che di collettivo, parleremmo di pacifica coesistenza tra stelle, con un despota poco illuminato a tenerle al guinzaglio. Il portoghese è il fulcro offensivo del gioco madrileno. Ogni pallone, ogni cross, ogni taglio passa per i suoi piedi e la sua sola presenza basta a garantire il regolare svolgimento della fase offensiva. Come se non bastasse, l'attuale Pallone D'Oro ha completato la metamorfosi nel ruolo di centravanti quasi puro, ma dinamico e mobile. E' molto più difficile, durante una partita, che Ronaldo si isoli in fascia per tentare l'uno contro uno. Preferisce ricevere palla qualche metro più avanti, evitando di sprecare energie preziose per la finalizzazione.

Effettivamente il portoghese ha avuto ragione. La sua trasformazione, con il placet di Zidane, ha apportato notevoli miglioramenti al gioco del Real. Quello che si profila, dal 4-3-3 di partenza, è una sorta di 4-3-1-2, nel quale Ronaldo occupa una porzione di campo limitrofa a quella di Benzema, riciclato a fare il lavoro sporco quasi fosse un gregario qualsiasi. All'interno di questo cambiamento, con l'altro esterno d'attacco che va ad agire quasi stabilmente dietro le punte, si cela il segreto dei successi del nuovo Real. Il Ronaldo "puntero" ha già frantumato ogni record di gol, oltre a rendersi pericoloso quasi due volte di più rispetto alla sua naturale collocazione in campo. Spesso, durante la gara, il portoghese diventa il terminale offensivo delle azioni provenienti da entrambe le fasce e, per proprietà transitiva, ad una quantità industriale di occasioni corrisponde una quantità industriale di gol realizzati. 

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Dietro Ronaldo, inoltre, qualità in abbondanza. Il Real, a livello di singoli, è forse la squadra meglio assortita d'Europa. Le innumerevoli alternative, in ogni reparto, fanno davvero impallidire. Non che i titolari siano da scartare, ma (per capirci) la cagionevole salute di Bale non ha mai rappresentato un problema, grazie alla qualità di gente come Isco, James, Asensio e Lucas Vazquez. Personalità e talento da vendere, con interpretazioni diverse e uniche del singolo ruolo. Detto di Benzema, che rispetto allo scorso anno ha mostrato di aver ancora poche cartucce nel tamburo, e detto della probabile assenza di Bale, bisogna soffermarsi sulla schiera di alternative illustri di questa squadra. Partendo da Isco, che sta convincendo a suon di giocate il suo allenatore, si capisce il reale motivo dell'evoluzione di Ronaldo e dello scacchiere tattico del Madrid.

L'ex Malaga, oltre ad accarezzare la sfera come pochi su questo pianeta, si è dimostrato l'interprete perfetto del ruolo di finto trequartista. I suoi movimenti non-preconfezionati mettono in crisi anche le retroguardie più esperte, e troveranno pane per i loro denti al cospetto della B-B-C bianconera. Per rendersi bene conto della potenza di fuoco del Real, basta osservare come Morata e James Rodriguez finiscano per passare come semplici "piani B". La loro presenza dal primo minuto a Cardiff appare improbabile, ma i due saranno di certo protagonisti a gara in corso. Morata, col dente avvelenato, proverà a pungere la sua ex squadra dando il cambio a Benzema. James potrebbe far rifiatare Isco nel caso in cui il Real passasse in vantaggio e Zidane non avesse intenzione di abbassare il livello della qualità. Fondamentale, nei piani tattici di Zizoù, è certamente Lucas Vazquez che, assieme a Marco Asensio, rappresentano le dolci novità della gestione del francese. Entrambi abbinano grande tecnica con una notevole freschezza atletica, nonostante la giovane età possa comprometterne la continuità nell'arco dei novanta minuti.