Nel day after di Juventus-Monaco, fiumi d'inchiostro bagnano le prime pagine dei quotidiani sportivi e non per incensare la prima finalista di Cardiff. Il club campione d'Italia, prossimo al conseguimento del leggendario sesto scudetto, è alla seconda finale di Champions League in appena tre anni. Non c'è combinazione magica o alchimia che tenga per reputare il traguardo come una casualità (termine attribuito spesso a Berlino 2015): progettazione societaria prima, consapevolezza poi sono gli ingredienti indispensabili utilizzati nell'upgrade europeo. I bianconeri hanno subito una graduale crescita sotto vari aspetti: finanziario e commerciale da un lato (il nuovo brand in vigore dal 1^ Luglio e la realizzazione del progetto Continassa sono sintomatici in questo senso) e tecnico dall'altro.
Non curandoci di ciò che accade economicamente, avviamo l'analisi incentrandoci sulla seconda parte. Il management della Juventus segue una linea ben chiara nello sviluppo di strategie vincenti, cavalcando l'onda della tradizione e avvalendosi incommensurabilmente del cosiddetto «zoccolo duro di giocatori italiani». Il confronto tra le due formazioni della Juventus che presenziano alla finale di UCL, a distanza di soli due anni, è un caso paradigmatico. Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini e Marchisio (oltre Lichtsteiner, riserva ormai di Dani Alves) sono gli unici a poter ancora disputare l'atto conclusivo con la stessa casacca. Le cose che saltano all'occhio sono la nazionalità - italiana - e il carattere difensivo dei giocatori: 4/5 ricoprono il ruolo di difensore con Marchisio che ha assunto sempre più una propensione al contenimento giocando playmaker e mediano.
Non trattando neanche del numero 8, come nel caso dei numeri finanziari, il discorso si restringe alla famigerata BBBC. Un manipolo di ragazzoni che ha monopolizzato il calcio italiano per oltre un lustro e vuole esaurire la propria aura conquistando l'Europa. Agnelli, Marotta, Paratici e tutto il team di lavoro sanno che le fondamenta più solide sono rappresentate dalla difesa, non soltanto per la forza dimostrata in campo ma soprattutto per l'essere uomini fuori. E' l'ennesima prova al cospetto di Buffon&co, una delle ultime uno fianco all'altro. Dopo aver ingoiato bocconi amari sul suolo europeo, è ora di trionfare.
La sconfitta in finale di Euro2012 con la Spagna, l'eliminazione apocalittica con il Galatasaray dai gironi di Champions e quella successiva in Europa League nella semifinale con il Benfica (finale mancata in casa) nella stagione 2013/14 con Conte allenatore, la sconfitta nella finale di Berlino per mano del Barcellona l'anno dopo con il primo Allegri. L'uscita negli ottavi con il Bayern all'ultimo secondo e quella ai rigori nei quarti degli europei di Francia con la Germania chiudono un quadro piuttosto triste e sfortunato. Il finale di questa stagione è ancora tutto da scrivere e c'è una convinzione e una consapevolezza tali da poter credere ad un'inversione di tendenza.
La dirigenza fedele alla tradizione italiana, la scorsa estate ha deciso di alzare nettamente il tasso tecnico attorno alla BBBC andando a prelevare profili di spessore internazionale come Dani Alves, Higuain e Pjanic. Il primo, con 29 trofei all'attivo, ha rivoluzionato il modo d'intendere europeo andando a prendere alti gli avversari. Un cruciale cambio di vedute che ha reso la difesa bianconera la più impermeabile in questa edizione della Champions League con appena 3 goal incassati. Pareja, Tolisso e Mbappé ieri, sono gli unici a poter dire di aver segnato alla Juventus nelle sue 12 partite fin qui disputate. La rete di Mbappé ha anche posto fine ai minuti consecutivi senza prendere goal da parte della Juventus: dato che si assesta a 690', secondo di sempre dietro l'Arsenal del 2005/06. I bianconeri confermano anche il terzo posto nella classifica dei clean sheets di fila a quota 6 (dalla Dinamo Zagabria in casa al Saint Louis II di Monaco), dietro Milan (7) e Arsenal (10).
Una sequela di piccoli record che fanno capire l'importanza della fase difensiva ma che possono anche far attivare riti scaramantici. Nella top 5 delle porte inviolate, infatti, - fatta eccezione per la neo entrata Juve -, si trovano tutti club che hanno perso in finale (Arsenal '06, Chelsea '08, Ajax '96 e Milan '05). Dati che non possono spaventare o intimorire una squadra che ha domato un attacco stellare come quello formato da Messi, Suarez e Neymar, concedendo zero goal e lasciando soltanto le briciole. Oppure la macchina da reti del Monaco, miglior attacco europeo, spazzato via con il 100% di duelli aerei vinti in 180' e bloccato senza troppi patemi con l'inutile marcatura arrivata sul totale di 4-0. Zero paure, zero ansie ma soltanto una ancor più profonda consapevolezza nella propria forza, quel motore del progresso rappresentato dalla fase difensiva e guidato con saggezza da Buffon, Barzagli, Bonucci e Chiellini.
Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini; Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini; Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini. Magari, un giorno, diventerà uno slogan pubblicitario per sistemi di sicurezza o una filastrocca per far star sereni i neonati. Chissà, nel frattempo si giocano, molto probabilmente, l'ultima opportunità di vincere insieme la Coppa in un sistema arretrato molto più internazionale con l'ausilio di due brasiliani come Dani Alves ed Alex Sandro.