Un Giampiero Ventura a tutto tondo, quello intervistato da Beppe Severgnini per l'ultima edizione del settimanale Sette del Corriere della Sera. Analizzando il suo momento lavorativo, senza dimenticare la vita privata, l'attuale CT della Nazionale Italiana ha ricordato gli anni a Bari, squadra che lo ha definitivamente lanciato nel calcio che conta e che ha lasciato con qualche strascico polemico: "Lasciai perché successero cose che non centravano affatto con lo sport. Non c'era chiarezza, soprattutto nell'ambito del calcioscommesse. Sono stato l'unico - continua - a lasciare lo stipendio alla società".
Passaggio inevitabile, sul suo attuale ruolo: "Cerco di rimanere sempre me stesso, anche se ogni parola da CT deve essere vivisezionata. Ogni tua riflessione rischia di essere interpretata male, una battuta ironica, poi, può creare fraintendimenti”. In merito all'impegno contro la Spagna, incrocio sportivo che può indirizzare l'intero percorso di qualificazione verso i Mondiali, Ventura si dimostra poco teso: "Spagna? Ci penso poco. Prima viene l’amichevole importante con l’Uruguay. Poi arriverà la Spagna. Sono fiducioso”.
Cambiando radicalmente ambito, l'ex tecnico del Torino ha riempito di complimenti la sua compagna di vita da ormai otto anni: "Ho avuto una vita movimentata - ha sottolineato - Però da quando ho conosciuto mia moglie, cioè negli ultimi anni, sono cambiato in meglio. Ho il piacere e la gioia di alzarmi al mattino, il piacere e la gioia di ritornare a casa, il piacere e la gioia di incontrare un sorriso. Come si suol dire, ho messo la testa a posto”.
Sempre continuando lungo il binario dei ricordi di gioventù, Ventura si lascia andare a qualche episodio datato: "Da giovane ballavo, ero un giovane centrocampista che si allenava poco, facendo una vita sregolata. Diciamo che non ho trovato un Ventura, uno che mi dicesse di rigare dritto". Ultima analisi, infine, sulla sua lunga esperienza nel mondo del calcio: "Sono ancora qui dopo cinque generazioni di allenatori. Il mio segreto? Voglia di mettermi in discussione sia come uomo, che come mister".