Tra i momenti stagionali che vanno oltre i trofei, il mondo bianconero aspettava con ansia l’esordio in prima squadra di uno dei giovani italiani non solo più costosi – sei milioni più altri sei di bonus per strapparlo al Genoa –, ma anche più promettenti del panorama internazionale. Domenica sera, questo è diventato realtà: Rolando Mandragora è sceso in campo per la prima volta con indosso la maglia della Juventus, della prima squadra, dopo la gavetta nella primavera di Fabio Grosso e la prima da titolare nell’under21 di Di Biagio. Pochi minuti, da centrocampista centrale, con un po' di pressione, dimostrata da un controllo elementare sbagliato, poi anche un mancino fuori misura e un lancio interessante nel finale. Primi lampi.

Corsi e ricorsi - I dodici messi passati non sono stati del tutto rose e fiori, per il 38, bensì tutt'altro: acquistato lo scorso gennaio, lasciato in prestito al Pescara fino all’estate, poi riportato in bianconero con una frattura al metatarso che gli ha reso il 2016 un anno infernale. Solo tre mesi fa è tornato in condizione, comparendo per la prima volta tra i convocati della prima squadra e, poco dopo, mettendo minuti nelle gambe con i giovani. Poi, lo scherzo del destino, l’esordio in Serie A con la pesante maglia bianconera, proprio contro quel Grifone nel quale è cresciuto, nel quale è diventato grande, nel quale, appena diciassettenne, si è mostrato al grande pubblico, annullando niente di meno che Paul Pogba, in un Genoa-Juve risolto da Antonini. Giusto per completare e ricollegarci alla stretta attualità, sponda orobica: lanciato da Gian Piero Gasperini. Quella del 29 ottobre 2014 fu la prima da titolare, la seconda fu contro il Palermo di Dybala, ma con meno successo (sconfitta interna per 1-2).

 | Fonte immagine: Facebook "Rolando Mandragora"
Mandragora in campo. | Fonte immagine: Facebook "Rolando Mandragora"

Doppia identità - L’annata 2015/16, passata a Pescara, in Serie B, sotto i dettami di Massimo Oddo, gli ha fatto scoprire una nuova identità, da difensore centrale, come è anche stato utilizzato tra le file degli azzurrini da Di Biagio. Al momento resta difficile pensare che sia quella la sua posizione del futuro nella Juventus, sia per caratteristiche, sia per la straordinaria abbondanza che affolla - e affollerà - il reparto difensivo bianconero. Inoltre, di nascita, Mandragora è un centrocampista, un potenziale vertice basso a tre, ma anche interno a due. Forse, il suo ruolo è ancora da scoprire con certezza, ma sarà sulla mediana. Almeno in bianconero.

Prospettive - Rolando è un giocatore ancora tutto da plasmare, da scoprire, ed è anche per questo che l’idea dell’accoppiata Marotta-Paratici sarebbe quella di un anno di prestito in Serie A, per fargli saggiare terreni difficili con più frequenza rispetto a quanto potrebbe fare nella Juve. Possibilmente in una squadra di media classifica, come potrebbe essere il Sassuolo, ad esempio. Allo stato attuale delle cose, con il 4-2-3-1 Allegriano a comandare e Tolisso in arrivo sul binario, l’ex Genoa potrebbe essere costretto ancora a sedersi continuamente in panchina, qualora rimanesse a Torino. Il piano che va disegnandosi, dunque, è un altro: partire temporaneamente per un anno, per poi rimanere, il più a lungo possibile, prendendosi il centrocampo bianconero. La storia di Mandragora alla Juve è forse iniziata in quei tre minuti di sabato sera, ma è ancora tutta da scrivere.